Pubblicato il: 02/09/2019 16:51
Compie 25 anni la Doc Bolgheri. Una Denominazione creata effettivamente nel 1983 ma la cui storia inizia ufficialmente nel 1994, quando furono inserite le indicazioni per la produzione dei vini rossi, a cui seguì, pochi mesi dopo, la fondazione del Consorzio. Dai 7 soci fondatori, oggi le aziende aderenti sono diventate 56, rappresentando oltre il 95% di tutti i vigneti del territorio, passati dai circa 190 ettari ai 1.370 attuali. La crescita più importante, in questi 25 anni, tuttavia, non è stata quella quantitativa ma quella della qualità che i vini di questo angolo di Toscana hanno raggiunto.
Un risultato che ha portato a punte di eccellenza e al successo della Denominazione in tutto il mondo, frutto del lavoro che ciascun produttore ha compiuto per cercare di valorizzare al meglio questo territorio fra le colline e la Costa degli Etruschi. Per celebrare il 25° anniversario, il Consorzio di tutela della Doc Bolgheri ha organizzato un dibattito nel Teatro di Castagneto Carducci e una serata-evento con una cena lungo il viale dei Cipressi che conduce al borgo, reso celebre dai versi del poeta Giosuè Carducci.
A esprimere soddisfazione e ottimismo è il presidente del Consorzio di tutela della Doc Bolgheri, Federico Zileri Dal Verme, titolare dell’azienda agricola Castello di Bolgheri: “Sono i nostri primi 25 anni, possiamo definirci una startup. Sono stati anni di grandi investimenti. Le aziende erano 7 e oggi siamo 56: quelle che c’erano sono cresciute in termini di superficie e tante nuove aziende sono arrivate, che hanno piantato vigneti, costruito cantine e anche reti commerciali. La nostra sfida per i prossimi 25 anni è quella di rimanere uniti. Tutti noi, ogni giorno, comunichiamo Bolgheri nel mondo”.
E proprio sull’immagine di Bolgheri si punta per il futuro, affrancandosi dal concetto di ‘Super-Tuscans’: “Bolgheri – afferma – è una Denominazione che si identifica sul Cabernet Sauvignon, Merlot e Cabernet Franc principalmente. E’ ovvio, quindi, che sempre più la nostra identità da ‘Super-Tuscan’ diventi ‘Bolgheri’, per cui nelle carte dei vini ci deve essere Bolgheri, perché i nostri vitigni sono i classici bordolesi”.
Per quanto riguarda la vendemmia di quest’anno, pur con le dovute cautele, il presidente assicura che, “ad oggi, le prospettive sono eccellenti: ovviamente, abbiamo ancora un mese abbondante per poter portare tutta l’uva in cantina e speriamo che il tempo ci possa assistere, ma posso sicuramente anticipare che il caldo, il sole, di questi ultimi 20 giorni ci sta dando un grande aiuto e una grande fiducia per fare un grande vino nell’annata 2019”.
Il 25° anniversario ha visto piccole e grandi cantine aprire le loro porte. Un’occasione, quindi, anche per far conoscere le più giovani di un giovane territorio, come Podere Conca, azienda nata nel 2015 da un’idea di Silvia Cirri, nella vita primario di Anestesia, Rianimazione e Terapia intensiva e nella ‘seconda vita’ vignaiola, che ha coinvolto nel progetto il nipote Giovanni Gastel Jr e l’amico Livio Aloisi. Ad animare il progetto è sin dagli esordi la passione di Silvia Cirri per l’approccio scientifico, che accomuna la sua professione di medico, la viticoltura e l’arte enologica. Così, il podere di Bolgheri, già ricco di ricordi, diventa un’azienda: “Questo è il futuro: è un’azienda giovane per il vino, che produceva già – racconta Silvia Cirri – un olio buonissimo. Siamo cento per cento agricoltura biologica in questa zona che amiamo tantissimo. Siamo una piccola azienda con un’idea di grande qualità. Il prossimo anno usciremo con la nostra terza etichetta”.
Un traguardo importante, i 25 anni, anche per un’azienda che è nata ancor prima della Doc, Ornellaia, come spiega il direttore ed enologo Axel Heinz: “Siamo una Denominazione estremamente giovane: 25 anni sono una generazione ed è stata la generazione che ha impostato quelli che oggi sono i vini di questo territorio e che è riuscita a creare il successo di una zona che 30 anni fa nessuno conosceva nel mondo del vino e che oggi si è seriamente affermata come una delle grandi zone produttrici dei grandi vini toscani”.
“Resta chiaramente una Denominazione giovane, così come lo sono le aziende. Noi siamo presenti da un po’ più di 30 anni e abbiamo celebrato anche noi non molto tempo fa i 25 anni dell’esistenza del vino Ornellaia. Stiamo entrando in una fase in cui va consolidato tutto: la crescita ormai ci sarà sempre, qualcuno si potrà aggiungere, ma ora si tratta di consolidare e di rendere perenne questo successo acquisito, devo dire molto velocemente, nell’arco di questi ultimi 25 anni”.
E proprio Ornellaia è stata tra le prime aziende del territorio a portare l’arte in cantina, con il progetto ‘Vendemmia d’artista‘. “Il nostro progetto – sottolinea Axel Heinz – ha messo qualcosa di abbastanza originale al centro, ovvero parlare del carattere intrinseco di ogni vendemmia. Il vino si fa ogni anno, a volte capita un’ottima annata, altre sono annate più difficili, però fondamentalmente ogni anno il vino esprime qualcosa di nuovo e c’è sempre una storia interessante da raccontare. Proprio per veicolare meglio questa idea, ci siamo affiancati ad alcuni artisti di grande fama che ogni anno hanno il compito di reinterpretare quello che è il carattere dell’annata Ornellaia attraverso una loro opera”.
Porte aperte per ammirare l’arte in cantina anche per Le Macchiole, come dice la titolare Cinzia Merli: “Nella nostra cantina ci piace circondarci di cose belle: siamo in un territorio meraviglioso che ci riempie di gioia ogni giorno e allo stesso tempo siamo un’azienda molto giovane in un territorio giovane. Quindi, era per me importante avere anche qualcosa di artistico da poter abbinare ai prodotti che facciamo. Così, è nata l’idea di realizzare un murale: la street art è senza dubbio una delle forme d’arte più recenti e trovo geniale questa forma di immediatezza, la capacità di raccontare delle storie attraverso i disegni”.
“Ci è sembrato doveroso – prosegue – chiedere a un artista toscano, Ozmo il nome d’arte, di realizzare quest’opera su una delle facciate dell’azienda, dove passiamo sempre durante i nostri percorsi nelle visite: si tratta di 29 simboli, ciascuno con un riferimento preciso, per raccontare la storia di Bolgheri, della nostra azienda e dei nostri vini. E alcuni di questi simboli li abbiamo riportati all’interno delle nostre confezioni: un modo per raccontare a tutti, anche a chi non può venire a visitare la nostra cantina, un pezzetto dell’opera che abbiamo realizzato”.
E si intitola ‘Vigna quotidiana’ la mostra del fotografo Mauro Sepulcri allestita en plein air dall’azienda Le Fornacelle, come spiega il titolare Stefano Billi, che ha promosso il progetto insieme alla moglie Silvia: “L’idea è nata riorganizzando i nostri spazi, in modo da poter inserire installazioni permanenti ma anche mostre temporanee, legate al connubio tra arte e vino: anche il settore vitivinicolo, in fondo, è un’arte che intraprende chi sta in vigna o in cantina. Le fotografie esposte sono scatti fatti da un nostro amico, che attraverso degli attimi ha voluto immortalare tutte le fasi del vigneto nel contesto del territorio bolgherese”.
Arte, storia e cultura del vino, a Bolgheri, sono poi illustrati nel Museo sensoriale multimediale del vino, nato su iniziativa dell’azienda Casone Ugolino: oltre 1.500 mq distribuiti su 2 piani per garantire ai visitatori un’esperienza culturale, visiva, olfattiva. Il percorso storico, allestito dal tre volte Premio Oscar Dante Ferretti, è illustrato da uno dei massimi esperti italiani, Attilio Scienza. Le tecnologie visive e olografiche accompagnano quelle sensoriali e un intero spazio è riservato alla degustazione dei vini. Un nuovo modo di fare ‘museo’, che unisce cultura e assaggio, dove tutti i sensi sono coinvolti per dare al visitatore un’esperienza unica.
“Il Museo – spiega la responsabile Nicoletta Lombardi – nasce da un’idea del dottor Franco Malenotti, titolare di Casone Ugolino, che, essendo originario di Castagneto Carducci e conoscendo la realtà vitivinicola di grande prestigio di Bolgheri e delle zone limitrofe, ha voluto creare un polo unico per poter promuovere il territorio e i vini e dare un punto di riferimento non solo al turista ma anche agli stessi produttori, per avere momenti culturali di incontro. E’ un percorso storico che si snoda nelle varie tappe, a partire dagli Etruschi fino ai tempi moderni, raccontati da un grande professore come Attilio Scienza, minuziosamente dettagliati anche con l’ausilio di video, di musiche, di allestimenti molto ben fatti realizzati dallo scenografo Dante Ferretti. Un complesso, quindi, di fattori sensoriale e multimediali che danno un grande apporto ai fruitori del Museo”.
E fra i progetti futuri non manca la formazione: “Vogliamo non solo coinvolgere le scuole – osserva – per far conoscere questa nostra realtà e quello che offre per un futuro lavorativo, ma soprattutto creare dei punti di studio a disposizione sia del personale che lavora all’interno delle aziende vitivinicole sia di studenti che vorranno approfondire le conoscenze sul vino legato al territorio. Quindi, vorremmo proprio diventare una Wine Academy a tutto tondo, sede fissa per approfondimenti sul vino, e ci stiamo veramente adoperando per realizzare questo obiettivo”.
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