Il circo cubista di Alice Rende inaugura, venerdì 29 aprile, la quinta edizione di Artinvita – Festival
internazionale degli Abruzzi che si svolge fino al 15 maggio in diversi borghi dell’area Marrucina.
“Passages”, primo spettacolo della manifestazione, è in programma alle 21:00 nell’auditorium
Santa Maria da Piedi di Crecchio, e viene replicato sabato primo maggio alle 12:00 in piazza Santa
Maria Maggiore a Guardiagrele.
La performance della Rende è caratterizzata da spazi di passaggio, vertigine e trasformazione
delimitati da muri invisibili, nei quali l’artista scivola all’interno di essi e ne esplora i limiti, ballando il
suo desiderio di libertà, imprigionata o protetta, con il viso e il corpo che si contorcono in una
passeggiata comica tra i piaceri e i rischi della libertà. “Passages” nasce da un’idea originale di
Alice Rende, contorsionista, danzatrice e coreografa, che si è formata alla Scuola nazionale di
circo del Brasile e all’Università federale di Rio de Janeiro, in seguito si è trasferita a Barcellona, e
oggi continua la carriera professionale a Tolosa. A questo spettacolo collaborano Chloé Levoy
(creazione suono), Benet Jofre (concezione e costruzione della scenografia), Andrea Speranza
(consigli alla magia e supporto alla creazione).
L’esibizione inaugurale viene preceduta da una breve presentazione del Festival, ed è seguita
dall’appuntamento in programma ad Arielli dove, alle 22:30 nella chiesa di San Rocco, viene
inaugurata “La memoria delle cose”. L’installazione, curata da Simon Rouby e Michel Lauricella,
è visitabile fino al 10 maggio dal lunedì al venerdì dalle 16:00 alle 20:00, sabato e domenica anche
dalle 10:00 alle 13:00, con visite per le scuole possibili in mattinata su richiesta.
Rouby, regista e videoartista, proviene dal cinema d’animazione ed esplora da diversi anni territori
visivi aperti dalle nuove tecnologie. Pioniere nell’uso della scansione 3D nel cinema, dal 2016
accumula dati digitali che poi condivide sotto forma di installazioni video. Con “La memoria delle
cose” Rouby continua l’esperienza iniziata con l’installazione immersiva dell’edizione 2021
all’auditorium Santa Maria da Piedi a Crecchio, stavolta in collaborazione con Lauricella, artista
plastico formatosi all’École nationale supérieure des beaux-arts a Parigi, dove è stato per vent’anni
insegnante di morfologia e ha fondato il suo atelier Fabrica 114.
“La memoria delle cose” si sviluppa intorno alla nozione di mappa, e si basa sul breve testo “Sul
rigore della scienza” di Jorge Luis Borges, dove i cartografi di un impero immaginario elaborano
una mappa in scala 1, così grande da coincidere in tutto e per tutto con l’impero stesso. Rouby e
Lauricella lavoreranno sul territorio abruzzese a scale molto diverse, dalla grande scala del
paesaggio geologico alle “piccole vite” delle strade laterali, disegnando per rilevare, misurare,
ricordare e abitare. Tra l’altro l’inaugurazione di “La memoria delle cose” viene arricchita da un
momento conviviale al bar Quattro volte caffè con cocktail con il vino Masciarelli, pietanze offerte
da Le Mamme d’Abruzzo e una selezione musicale di Maarl Dj e Christian Crash.
Il week-end d’apertura di Artinvita viene completato dalla prima nazionale di “Non siamo qui per
scomparire” di Mathieu Touzé, Yuming Hey e Olivia Rosenthal, in scena sabato 30 aprile alle
21:00 e domenica primo maggio alle 19:00 al teatro comunale De Nardis di Orsogna. A questi due
appuntamenti si aggiunge una rappresentazione per le scuole in programma sabato 30 alle 10:30.
“Non siamo qui per scomparire” è la terza collaborazione di Artinvita con il Théâtre 14 e il Collectif
Rêve Concret, compagnia in residenza di adattamento per la versione italiana. Lo spettacolo è
liberamente ispirato a “On n’est pas là pour disparaître” di Olivia Rosenthal; creazione musicale e
musica dal vivo sono di Rebecca Meyer; creazione video di Justine Emard; luci di Renaud
Lagier e Loris Lallouette; assistente alla regia Hélène Thil.
Il romanzo di Rosenthal racconta la storia di Monsieur T., affetto dal morbo di Alzheimer, che nel
2004 accoltella la moglie. Il ritratto di T. si intreccia con il racconto della scoperta della malattia alla
fine dell’Ottocento, e la voce protagonista si interseca con le voci di chi gli è vicino, dei medici e
della stessa autrice, che di volta in volta propongono esperimenti di pensiero nel tentativo di
rappresentarsi in modo concreto l’effetto di perdita di identità e punti di riferimento. Dopo la
rappresentazione è previsto un incontro tra artisti, medici, infermieri, professori universitari e il
pubblico sul tema dell’Alzheimer.