(ANSA) – L’AQUILA, 10 APR – La Processione del Venerdì Santo dell’Aquila affonda le sue radici a partire dal 1506, con la prima citazione in ‘Memorie Istoriche della Città dell’Aquila’ di Emidio Mariani, fonte individuata nella ricerca storica di Aldo Bruno Cerè: una tradizione durata circa due secoli e mezzo fino al 1768, e poi ripresa nel 1954, fino ad oggi con una sola interruzione nel 2009, anno del sisma che sconvolse il capoluogo. A coltivarne la memoria è l’Associazione Cavalieri del Venerdì Santo.
Dalla ricerca di Aldo Bruno Cerè sappiamo inoltre che il vescovo Giuseppe De Rubeis, con suo editto del primo aprile 1601, diede ordine a tutte le confraternite di trovarsi all’ora solita in Cattedrale con le proprie insegne, misteri e luminarie, per partecipare alla processione del Venerdì Santo. Dalla Storia della Diocesi Aquilana di Nicolò Lodi scopriamo che nel 1672 dalla Confraternita del Santissimo Sacramento “fu risoluto che lo stendardo che portavasi nella oggi abolita processione del Venerdì Santo, si dovesse in futurum portare da Portatori cavati a sorte e coll’accompagno di 8 torce”.
Essendo poi sorte discussioni tra le varie confraternite per questioni di precedenza nella processione, il 10 aprile 1754 il vescovo Lodovico Sabbatini d’Anfora emanò un editto – da affiggere alla porta della Cattedrale – con cui si ordinava alle singole Confraternite e Compagnie di intervenire il giorno 12 successivo alla processione del Venerdì Santo, con i soliti misteri – non vivi, ma dipinti o figurati – e con i soliti lumi, torce e cere. Il ritrovo in Cattedrale era fissato per le ore 24 (corrispondenti alle ore 19 attuali, ndr) affinché la processione stessa potesse uscire non più tardi di un’ora di notte (le ore 20, ndr). Dal manoscritto di Mariani emerge che l’itinerario della processione fosse simile a quello della processione del Corpus Domini e cioè: “da S. Massimo a S. Agostino per la strada diritta o sia del Corso, da Piazza di Palazzo a S. Pietro di Coppito, a S. Domenico, calando a basso da S. Pietro di Sassa, a S. Chiara Povera, S. Caterina Martire, a S. Massimo”.
La processione ebbe però termine nel 1768 per motivi di ordine pubblico. Due secoli dopo, però, e precisamente nel 1954 – grazie al devoto interessamento dei frati Minori del Convento di San Bernardino – è stata realizzata, e ripristinata in forma del tutto nuova, “quella processione che nel passato – e per due secoli e mezzo – aveva solennemente rievocato ogni anno, nel Venerdì Santo, la passione e il sacrificio di Nostro Signore Gesù Cristo”.
A quanto scrive Aldo Bruno Cerè è da aggiungere che la fervida opera intrapresa nel 1954 dal giovane francescano Fra Salvatore Roccioletti, dal 1963 è stata portata avanti da Padre Casimiro Centi. Dal 2000 è stata costituita l’Associazione Cavalieri del Venerdì Santo, formata da laici e religiosi, allo scopo di dare continuità all’annuale evento e di rendere la processione un supporto significativo alla religiosità degli aquilani e dei turisti, che la seguono con la stessa fedele e composta partecipazione del passato.(ANSA).