“Vittorio Bachelet era un giurista, un uomo di pace, un uomo del dialogo che aveva preso come modello la figura di Martin Luther King, leader dei diritti civili e della non violenza che, nel 1963 al Lincoln Center di Washington D.C. tenne quell’indimenticabile discorso che tutti ricordiamo con le parole iniziali ‘I have a dream'”. Così il giudice Gianluca Petragnani Gelosi, presidente della Giunta dell’Anm dell’Emilia-Romagna, ha ricordato il vicepresidente del Csm ucciso dalle Brigate Rosse il 12 febbraio 1980.
Per il 40/o anniversario della morte ieri, in Corte d’Appello a Bologna, c’è stato un incontro con alcune classi dei licei Righi e Sabin. Dopo la proiezione di un breve filmato, hanno preso la parola il presidente uscente della Corte Giuseppe Colonna, il presidente vicario Roberto Aponte, il procuratore generale Ignazio De Francisci, l’avvocato Elisabetta D’Errico, presidente del consiglio dell’ordine e Stefano Versari, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale. Petragnani è intervenuto con un discorso rivolto agli studenti, nel quale ha riassunto la storia di Bachelet e ha citato alcune frasi del magistrato, lasciandole ‘in eredità’ agli studenti e anche del figlio Giovanni, in particolare le parole pronunciate al funerale del padre:
“Vogliamo pregare anche per quelli che hanno colpito il mio papà perché, senza togliere nulla alla giustizia, che deve trionfare, sulle nostre bocche ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta della morte sugli altri”. Per Petragnani “le parole del padre sono riemerse nel ricordo del figlio e in quelle parole ritroviamo esplicitati alcuni principi fondamentali del nostro diritto penale: il ripudio della pena di morte e l’affermazione della funzione rieducativa della pena. Quelle parole, pronunciate in quel particolare contesto storico, avevano un importante significato, anche per il pericolo di derive autoritarie al quale il nostro Paese era esposto. Risale a dieci anni prima il tentativo di golpe Borghese, mentre è di quell’anno la strage di Bologna di accertata matrice neofascista”.
L’uccisione di Bachelet e quella di Aldo Moro, ha detto ancora “hanno creato una frattura nella crescita politica nel paese perché si interrompe il dialogo tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista. Un dialogo che non riprenderà più come prima”.