La bomba esplosa il 2 agosto 1980 alla stazione ferroviaria di Bologna, era costituita “essenzialmente da Tnt e T4 di sicura provenienza da scaricamento di ordigni bellici e da una quantità apprezzabile di cariche di lancio (che giustifica la presenza di nitroglicerina e degli stabilizzanti rinvenuti)”. Inoltre, “non si può escludere completamente la presenza di una percentuale di gelatinato a base di nitroglicerina”. E’ la conclusione della perizia chimico-esplosivistica depositata dall’esperto Danilo Coppe, incaricato dalla Corte d’Assise che sta processando l’ex Nar Gilberto Cavallini per concorso nella strage. Coppe ipotizza che la quantità di esplosivo necessaria a creare il cratere, con carica a terra, dovrebbe essere di circa 10 kg, ma siccome secondo alcune ipotesi la carica era posta su un tavolino, può attestarsi attorno ai 15 kg. Infine fa notare che con l’esplosivo riscontrato non si presentano criticità legate alla temperatura, quindi non avrebbe potuto innescarsi per il caldo.