” I bimbi morti nelle foibe e i bimbi di Auschwitz sono uguali. Non esistono martiri di serie A e vittime serie B“. Così il vicepremier Matteo Salvini a Basovizza nel Giorno del Ricordo. “Non esiste un però per Auschwitz e un però a Basovizza. Sono criminali gli uni e sono criminali gli altri”.
“Non ci sono martiri di serie A e martiri di serie B, ci sono vittime della follia criminale dell’uomo a volte si dimentica di essere uomo”, ha aggiunto Salvini. “Oggi mi porto a casa qualcosa: verità, giustizia amore e libertà”. “Farò tutto quello che sarà in mio potere da vicepresidente del Consiglio perché su tutti i banchi di tutte le scuole italiane la storia non si fermi, perché non ci siano stragi dimenticate – ha aggiunto – Per questo faccio affidamento su insegnanti su donne su uomini educatori liberi che portino in classe il passato affinché il futuro non riproponga mai orrori simili”. “Questa è terra sacra, questa è terra di sudore e di dolore, di onore e di memoria senza però” ha precisato. “Da ministro – ha detto parlando a braccio e venendo più volte interrotto dagli applausi della folla presente sotto la pioggia – ho il dovere di costruire un futuro e quindi di guardare avanti, e di fare in modo che questa sia una terra di comunità e di fratellanza, di amore di accoglienza”.
Il Giorno del Ricordo viene celebrato in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata e delle drammatiche vicende del confine orientale negli anni a cavallo del secondo dopoguerra. Istituito per legge nel 2004, il 10 febbraio rappresenta il momento solenne in cui vengono ricordate le migliaia di infoibati e i circa 250 mila profughi giuliani, dalmati e fiumani che furono costretti a lasciare le loro case dopo la firma dei Trattati di Parigi, il 10 febbraio 1947, che assegnavano alla Jugoslavia l’Istria, il Quarnaro e la maggior parte della Venezia Giulia.
A Basovizza sul Carso triestino alla cerimonia solenne per le vittime delle Foibe ha partecipato anche il presente del Parlamento Europeo Antonio Tajani. “I negazionisti sono stati sconfitti dalla Storia, chi nega è complice di quello che è accaduto. Ci sono migliaia di vittime innocenti, uccise perché italiane. Rendere onore ai caduti è parte della nostra civiltà” ha detto. Le migliaia di morti infoibati sono “vittime di guerra e di un odio anti-italiano uccisi dai soldati con la stella rossa sul cappello solo perché non avevano ammainato la bandiera italiana”, ha ricordato il presidente Tajani. “Purtroppo queste vittime per molti anni sono state dimenticate. La Patria per i quali sono morti non ha fatto il suo dovere. Ora dal 2004 le cose sono cambiate. E questo deve essere un messaggio per il futuro, affinché non accada mai più quello che ha ferito il Friuli Venezia Giulia, i dalmati, gli istriani. Che questo sia un monito”. “L’Europa oggi è riuscita a fare prevalere la pace ma questa pace va difesa ricordando quanto è accaduto a persone come Norma Cossetto, ai 97 Finanzieri che non avevano anche loro ammainato il Tricolore, buttati in una Foiba, e a Don Bonifacio, ucciso perché non aveva ammainato la bandiera italiana e quella della sua fede”.
“Celebrare la giornata del Ricordo significa rivivere una grande tragedia italiana“, ha detto nel suo discorso al Quirinale il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. In tutta Italia saranno molte le iniziative previste in questa domenica. Le celebrazioni solenni, al Sacrario della Foiba di Basovizza, sul carso triestino.
“L’istituzione del ‘Giorno del ricordo’ ha avuto il merito di aver portato alla luce una delle pagine più drammatiche della storia del nostro Paese: quella dell’orrore delle foibe, dell’esodo forzato e di tutte le violenze perpetrate ai danni di migliaia di donne e uomini, lesi nella loro dignità e privati dei loro diritti umani fondamentali. Una tragedia immane, per troppo tempo taciuta e relegata nella dimensione privata degli esuli che, per molti anni, hanno portato da soli il peso enorme di quei tragici eventi”. Lo afferma il presidente della Camera Roberto Fico. “Questa giornata risponde a quell’imperativo morale e civile di coltivare e trasmettere la memoria: occorre assicurare un’adeguata e approfondita conoscenza, in particolare alle nuove generazioni, di quanto avvenuto al confine orientale del nostro Paese. Solo mantenendo vivo il ricordo e alimentando la riflessione su questo abominio della storia, che ha preso forma dalla discriminazione etnica e dall’odio verso chi è portatore di posizioni politiche diverse, contribuiremo a costruire un futuro in cui simili tragedie non si ripetano mai più. E a garantire pace e stabilità nel nostro continente e nel mondo”, conclude.