(ANSA) – ROMA, 11 APR – “Spero che l’amico Cosimo Sibilia, presidente della lega nazionale dilettanti, dopo il decreto di Conte di ieri e le dichiarazioni del ministro Spadafora, prenda atto della situazione e dichiari al più presto che questa stagione per noi è finita. Ieri c’è stato il ‘de profundis’ della serie D 2019-’20”. A lanciare il grido di dolore del calcio dilettantistico è Pierluigi Betturri, presidente del Trastevere, realtà emergente del football romano, promozione dalla D alla C sfiorata per due anni, e quarto in classifica nel suo girone prima che questo campionato si fermasse. Il realismo è una delle caratteristiche di questo dirigente, al punto d’aver rifiutato, una volta, la promozione a tavolino in C pur di non fare il passo più lungo della gamba. Adesso invece, avendo ‘studiato’ carte e dichiarazioni, Betturri è del parere che per la sua categoria bisogna mettere la parola fine.
“E’ inutile alimentare false speranze e illusioni – dice Betturri -. Si è stabilito che non ci si può allenare fino al 4 maggio e che poi, come ha precisato il ministro Spadafora, si potrà tornare a farlo solo nel pieno rispetto delle misure sanitarie determinate dalle autorità scientifiche. Ha ragione, ma questo per i club di quarta serie significa l’impossibilità di continuare questa stagione. Basti pensare che in Serie D, in occasione delle partite, l’obbligo della presenza del medico sociale c’è solo per la squadra che gioca in casa, quella che è in trasferta non ce l’ha. Noi ne abbiano uno fisso, che segue i nostri calciatori, solo da due anni. Chi potrà mai trovare e anche pagare, parlo di noi dilettanti, i tre dottori che servirebbero con gli allenamenti fatti a gruppi? Impossibile, come sarebbe impossibile sanificare tutto, visti anche i costi.
E poi chi ha impianti adeguati, con più campi? In certi casi in D e nelle categorie inferiori ci sono più squadre che si allenano in una stessa struttura (ANSA).