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Editoriale: “In nome dell’amore”

 

La violenza contro le donne è una delle più vergognose violazioni dei diritti umani.
(Kofi Annan)

 

Il Femminicidio: amore, passione, rispetto in nome di un Dio minore. In principio era Amore poi negli anni si è trasformato in odio. Accade sempre di più che l’amore provato, che l’amore amato si trasformi in un’arma… Difficile uscirne. Care le conseguenze da pagare.

Un tema molto caldo e sentito quello del rispetto nei confronti della donna, quella donna amata, ma anche temuta, odiata, ricattata, abusata che resta in silenzio a volte per moltissimo tempo. I meccanismi che si innescano sono molteplici e portano il “sesso debole” a vivere una sorta di “amore criminale” a dispetto di tutto e di tutti. La donna per antonomasia è colei che ama di più è colei che procrea, questo le dà la forza ed il coraggio di portare avanti qualsiasi cosa. Un uomo che non rispetta una donna principalmente non rispetta se stesso. Ognuno di ogni cresce nel grembo di una madre solo lei è in grado di creare una simbiosi con un figlio, il nascituro è l’unico che ha sentito ed ascoltato per nove mesi battere quel cuore. Nessuno essere al mondo conosce il battito del cuore così bene come un figlio.

Le storie che ascoltiamo in questa epoca ci fanno pensare che le violenze, gli abusi, lo stalking e il mobbing familiare siano temi attuali. Invece no. La violenza sulla donna appartiene ad un passato lontano. La storia della letteratura latina, greca e romana ci ricordano molte storie di donne uccise dai propri mariti. Si parla sempre di più di femminicidio. La prima citazione del termine nella sua accezione moderna, come “uccisione di una donna da parte di un uomo per motivi di odio, disprezzo, piacere o senso di possesso delle donne” sorge nel 1990, per opera della docente femminista di Studi Culturali Americani Jane Caputi e dalla criminologaDiana Russell. Successivamente il termine è stato utilizzato dalla stessa Russell nel 1992, nel libro scritto insieme a Jill Radford Femicide: The Politics of woman killing. La Russell identificò nel femmicidio una categoria criminologica vera e propria. Oggi mi sento di poter affermare che il rispetto nei confronti delle donne deve alzare il livello di guardia. Oggi però spezzo anche una lancia a favore degli uomini e delle donne contro le donne che a mio avviso potrebbe essere una sotto categoria di non rispetto attuale. Si parla sempre solo e soltanto di quanto male ci possa fare un uomo. Altresì non si dice quanto male ci può fare una donna che non ci rispetti, una donna che nutre sentimenti di invidia e di gelosia, una donna che non riesce a condividere un successo. Molto facile infatti nella società in cui viviamo trovare donne che di fronte alla brama di successo schiacciano una collega o un’amica… In amicizia vince chi resta…

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