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Salgado al MaXXi, il virus minaccia indios Amazzonia

(ANSA) – ROMA, 09 MAG – Il coronavirus rischia di dare il colpo di grazia alle popolazioni indigene dell’ Amazzonia già minacciate pesantemente dall’ attacco sistematico al grande polmone verde del pianeta provocato dai minatori, dai taglialegna e dagli allevatori di bestiame. Serve perciò un movimento internazionale che faccia pressione politica sul governo del Presidente brasiliano Bolsonaro per evitare il contagio e la distruzione delle genti che vivono nella foresta, esposte ancor di più al virus per la loro incapacità a sviluppare anticorpi. E’ l’ appello lanciato dal grande fotografo Sebastiao Salgado con la moglie Lélia Wanick, che ha ribadito l’ importanza di questa battaglia in un colloquio online con la presidente del MaXXi, Giovanna Melandri, diffuso sui canali social del museo. Il grande spazio espositivo della capitale l’ anno prossimo ospiterà in anteprima mondiale la mostra di immagini scattate da Salgado tra le tribù del’ Amazzonia per un un progetto che lo ha impegnato negli ultimi dieci anni.
    Salgado punta il dito contro Bolsonaro, “eletto dall’agrobusiness e sostenuto da gruppi religiosi evangelici che vogliono conquistare le anime degli indios”. Notizie recenti hanno segnalato che ci sono stati 120 indios infettati e 38 morti nelle zone suburbane delle grandi città come Manaus. “L’ esercitò potrebbe fare molto per aiutarli – dice Salgado – ma ha bisogno di un mandato esplicito. Per questo l’ obiettivo del manifesto è creare una task force per l’ impiego militari in difesa delle popolazioni indigene”. La pressione sul governo brasiliano, precisa, deve essere esclusivamente politica, puntando al coinvolgimento internazionale.
    Il maestro della fotografia ha cominciato a dedicarsi al progetto nel 2011 e per sette anni si è avvicinato con tutte le precauzioni (autorizzazioni, esami medici, quarantene per non provocare contagi…) a più riprese a 12 comunità difficili da incontrare. Il progetto fotografico sarà presentato a Roma, Parigi, San Paolo e Rio De Janeiro. (ANSA).
   

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