La procura di Genova ha acquisito la lettera aperta scritta dai gestori delle case di riposo della Liguria nella quale hanno affermato che venne chiesto loro di curare gli ammalati per il coronavirus nel loro ambiente. I magistrati del gruppo Salute e lavoro, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Pinto, hanno avviato una serie di approfondimenti per capire se vi siano responsabilità su questo aspetto. L’accertamento rientra nell’inchiesta generale per epidemia colposa, affidata ai carabinieri del Nas, guidati dal maggiore Massimo Pierini. “Abbiamo compreso che l’invio dei nostri ospiti malati negli ospedali – era scritto nella missiva – avrebbe congestionato il sistema, abbiamo compreso le richieste di accoglienza di utenti che dovevano far spazio alle terapie intensive, abbiamo capito che i ritardi nei dispositivi di protezione o la contraddittorietà delle linee guida erano legati al dover attrezzare i reparti ospedalieri e le unità critiche”.
Intanto in procura continuano ad arrivare esposti anonimi, ma anche di parenti di anziani morti, di personale e sigle sindacali in cui si lamenta una errata gestione dell’emergenza. Si va dalla denuncia di bar aperti dentro le strutture, e quindi con accesso di persone esterne, alle dimissioni di pazienti senza sapere se avessero o meno il Covid, fino alle pressioni da parte delle direzioni sanitarie di non indossare i Dpi (le mascherine, in particolare) per non spaventare i degenti. In questi giorni i militari stanno sentendo i familiari degli anziani deceduti, ma anche personale medico e infermieristico per ricostruire con esattezza quanto fatto nei due mesi clou della pandemia.