Potrebbe esserci l’ombra della darknet – la rete web clandestina, parallela a quella ufficiale di internet – dietro la morte di Alessio Vinci, lo studente universitario di 18 anni di Ventimiglia morto venerdì sera a Parigi dopo una caduta da una gru alta 45 metri.
L’inquietante risvolto lo svelano due commenti a una foto, lasciati dopo la sua morte: “Riposa in pace fratello incel”, scrive Kainwziabai; e poi: “un altro fratello incel ‘ucciso’ dalle donne. Riposa in pace”.
La scritta “incel” è un neologismo che sta per “Involuntary Celibates” (dall’inglese: celibi involontari”). L’acronimo si riferisce agli uomini che si sentono incapaci di avere rapporti sessuali e che generalmente ne incolpano le donne e con il tempo ha etichettato gli uomini che odiano le donne, i misogini. Non a caso, gli inquirenti francesi, non escludono l’ipotesi di un’istigazione al suicidio e vogliono capire se in quel cantiere sia andato da solo o in compagnia. L’ipotesi del suicidio è la più probabile.
Ma salire su una gru è anche una delle prove richieste dal “blu whale”, il gioco di coraggio che spinge a prove estreme fino al suicidio.
“Non capisco perché abbia commesso un gesto del genere”, dice sgomento il nonno Enzo. Pare che il ragazzo si sia informato su come poter inviare una lettera dall’estero, in modo che fosse recapitata, un mese dopo la sua spedizione. In un messaggio Facebook di una insegnate delle medie, Anna Maria Giovannelli, traspare, la sofferenza di Alessio Vinci per l’assenza della madre. “Eri un ragazzo e un allievo modello, educato, umile e sensibile, buono. Ti mancava la mamma, soffrivi in silenzio”. Giuseppe Monticone, preside del Liceo Scientifico Aprosio, di Ventimiglia, dove Alessio Vinci si era diplomato, in anticipo di un anno, con 100 e lode, dopo aver frequentato il quarto e quinto anno assieme definisce il ragazzo “studente solare, capace di entrare in relazione con i compagni. Non abbiamo elementi che possano far pensare a un disagio”. (ANSA).