(ANSA) – MILANO, 22 AGO – Pietro Tatarella, l’ex consigliere comunale milanese ed ex vicecoordinatore lombardo di FI, finito in carcere nel maxi blitz del 7 maggio della Dda di Milano su un giro di tangenti, appalti, nomine pilotate e finanziamenti illeciti, “non è stato corrotto” dall’imprenditore della Ecol-service Daniele D’Alfonso e, se i pm vogliono ipotizzare che abbia preso soldi per facilitarlo negli appalti Amsa (l’azienda milanese dei rifiuti), al massimo si può contestare un “traffico di influenze illecite” che non giustifica, da codice, la custodia cautelare in carcere.
E’ quanto ha sostenuto, in sostanza, la difesa del politico azzurro nell’udienza davanti al Riesame (a porte chiuse) a cui era presente lo stesso Tatarella. “Abbiamo chiesto la scarcerazione e in subordine gli arresti domiciliari”, ha spiegato l’avvocato Nadia Alecci che lo difende assieme al collega Luigi Giuliano. “Il carcere è durissimo per tutti, speriamo almeno nei domiciliari”, ha concluso il legale. I giudici decideranno nei prossimi giorni.