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Imprenditore,non corruttore ma ‘vittima’

(ANSA) – ANCONA, 13 GEN – L’imprenditore di Cingoli Tarcisio Molini, finito agli arresti domiciliari il 7 novembre scorso nell’inchiesta “Ghost Jobs” su presunti appalti pilotati in Comune ad Ancona, respinge con forza le accuse di corruzione; sottolinea invece di essere stato in sostanza costretto a cedere alle richieste del geometra comunale Simone Bonci, inizialmente finito in carcere, (ristrutturare un bagno di casa per un valore di 26mila euro), dopo che il Comune, afferma l’imprenditore, aveva cambiato il progetto con aumento di costi: il suo timore era che il geometra, unico a rendersi conto del reale valore dei lavori svolti, si mettesse di traverso alla liquidazione degli interventi fatti in zona del Passetto, con rischi di fallimento della sua società Mafalda costruzioni. Molini, scrive l’avv.
    Tommaso Rossi, ha reso “ampio interrogatorio il 23 dicembre” e ha depositato una lunga memoria per ricostruire i passaggi della vicenda, convinto di potersi difendere “a testa alta” e dimostrare la propria estraneità alle accuse.
   

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