(ANSA) – ISERNIA, 24 GEN – “Oggi sono fortemente preoccupato,
più che per me per i miei figli e la mia famiglia. Vivo a
Milano, mi spaventa il silenzio della società civile analogo a
quello patito dagli ebrei quando si dirigevano al binario della
morte tra il silenzio dei milanesi”. Lo ha detto Giorgio
Bezzecchi, presidente della Cooperativa Romano Drom, a margine
di un incontro a Isernia con le istituzioni e gli alunni del
Liceo ‘Cuoco-Manuppella’, organizzato dall’Associazione Rom in
Progress per la Giornata della Memoria. Giorgio è il figlio di
Goffredo Bezzecchi, deportato e sopravvissuto al campo di
concentramento di Tossicia (Teramo) e insignito della Targa
d’Argento del Senato, altri membri della sua famiglia sono stati
internati nel campo di Agnone (Isernia). Tema dell’incontro ‘Il
nuovo porrajmos devastazione di umanità’ per riflettere sullo
stermino nazifascista di rom e sinti. “Solo dall’8 aprile 2018
abbiamo ricevuto il riconoscimento della persecuzione
nazifascista in Italia. Il cammino è ancora molto lungo”. “Ci sono i corsi e i ricorsi della storia, in questo momento
sono molto preoccupato per questo attacco politico di
disumanizzazione delle persone, mi riporta indietro alla Seconda
Guerra Mondiale – ha detto ancora Bezzecchi – Si cerca un capro
espiatorio per il malessere più ampio della città. E chi,
storicamente, ha come comunità una funzione di capro espiatorio
sono i rom e sinti, purtroppo”. Poi ha rivolto un appello agli
studenti “a diventare testimoni indiretti, per fa sì che la
memoria di quell’orrore non svanisca con la morte degli ultimi
superstiti. Solo non dimenticando possiamo costruire uno Stato
civile e un programma civile”. (ANSA).