(ANSA) – TORINO, 12 FEB – Ogni anno, in Piemonte, si stima che siano circa 1.500 i nuovi casi di tumori legati al lavoro, una correlazione che spesso non viene individuata ufficialmente. È il caso, in particolare, dei tumori al polmone e alla vescica, con circa 600 nuove diagnosi ‘occupazionali’ il cui riconoscimento e segnalazione oscilla rispettivamente fra il 5-10% e fra il 10-15%. È quanto emerge dal ‘Dossier sui tumori occupazionali a bassa frazione attribuibile’ della Commissione Salute e Sicurezza Ambienti di lavoro e di vita dell’ordine dei medici di Torino.
Secondo gli studi il 4-5% dei tumori maligni è attribuibile a fattori legati al lavoro, con differenze rilevanti a seconda dei casi. Se, ad esempio, il mesotelioma pleurico è ampiamente riconosciuto come lavoro correlato, per altre patologie il legame con l’attività lavorativa è spesso sottostimato. I problemi principali sono il lungo periodo di latenza fra esposizione al fattore di rischio e l’insorgere della malattia e la sottonotifica agli organi di vigilanza e all’Inail.
Per l’ordine dei medici servono iniziative di formazione, un sistema di valutazione della storia lavorativa dei pazienti, più risorse per medicina del lavoro e Spresal, la creazione di un registro nazionale dei tumori di origine professionale e l’istituzione di una Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza dei sistemi sanitari regionali.