“Il provvedimento del Governo e sostenuto fortemente dal presidente Anci Antonio Decaro, a cui va il nostro ringraziamento per aver ottenuto un cambio di rotta da parte dell’esecutivo, va a intercettare un bisogno reale: la crescente povertà e il disagio sociale scatenata dalla crisi da Covid19. È una misura tampone per 15/20 giorni e come tale va intesa. Non certo come misura strutturale. Pertanto un po’ di polemiche di queste ore si potevano evitare”. Lo afferma il presidente regionale dell’Anci, Emiliano Deiana, in merito all’ultimo Dpcm firmato dal premier Conte.
“Il criterio di riparto per il 75% sul numero di abitanti – osserva Deiana – penalizza i comuni sardi. Personalmente avevo suggerito e lo ribadisco per i prossimi provvedimenti di creare due fondi distinti: a) per le città metropolitane e le città medie; b) per il resto dei comuni. La misura emergenziale, come sindaci, dobbiamo essere bravi ad applicarla: si rischiano abusi ed eviterei la scena dei sindaci che consegnano la busta della spesa a casa dei bisognosi. Assai meglio affidarsi al terzo settore e agli enti di assistenza anche religiosi.
Cosa peraltro prevista dall’ordinanza. La domanda vera che la politica nazionale e regionale deve porsi è: oggi chi sta soffrendo maggiormente? Il piccolo commerciante che ha chiuso poter decreto l’attività o altre categorie? Bisogna evitare, a tutti i costi, che prevalga l’invidia sociale e i conflitti. Per questo motivo è opportuno che la Regione spenda al meglio le risorse sulle povertà (Reis e Lavoras).
Bisogna aiutare le categorie più colpite da questa crisi improvvisa: famiglie e imprese. Sul Reis 2019, ad esempio, abbiamo un sacco di milioni di non spesi per le regole arzigogolate che ci siamo inventati. Occorre – conclude il presidente dell’Anci Sardegna – metterle insieme a quelle del 2020 sburocratizzando le procedure e individuando le priorità (attività chiuse per decreto, mancato reddito, media del fatturato)”.