Dieci aziende coinvolte, un migliaio di quintali di grano prodotto per una resa media di venti ad ettaro pari a un ricavo dalla vendita di 740 euro. Sono i risultati del progetto di filiera su cereali e legumi biologici realizzato dall’Organizzazione di Produttori Biologici Cooperativa S’Atra Sardigna con il supporto di Copagri e delle agenzie regionali Agris e Laore. I dettagli sono stati illustrati da tutti gli attori principali, compresi il presidente della coop Mario Cirronis e uno dei fondatori, Ignazio Cirronis.
La sperimentazione è stata attuata solo sui ceci, ma – ha annunciato il presidente – “dalla nuova stagione, grazie al raddoppio delle superfici a cereali avremo una produzione di ceci molto maggiore, ma anche una prima produzione di lenticchie”. Si tratta di una filiera rigorosamente corta, interamente realizzata nell’Isola utilizzando il seme Karalis. “Il progetto – ha osservato Marco Dettori di Agris – dimostra che una filiera di grano duro in Sardegna è possibile: il grano locale ha anche un vantaggio, la breve distanza tra raccolta e trasformazione, che poi è la vera marcia in più della filiera corta”.
Grano macinato dal Mulino Secci di Senorbì. “Il nostro obiettivo – ha detto il responsabile Antonio Secci – è sempre stato quello di lavorare con gli agricoltori locali, oggi poi siamo in grado di sostenere che il grano sardo può essere utilizzato molto bene anche per la pasta”. I produttori finali coinvolti nel progetto, che fin dall’inizio conoscevano il prezzo del grano a quintale (500/550 euro), sono il pastificio Tanda e Spada di Thiesi, il panificio Casti di Serramanna e il panificio Bataccone di Irgoli. Il mercato del prodotto finito è ovviamente quello locale, ma anche italiano e internazionale (Francia, Belgio e Germania). Da parte loro, le agenzie regionali hanno lavorato per garantire la massima salubrità del prodotto definito “eccezionale dal punto di vista sanitario” da Bruno Satta di Laore.