di Stefano Ambu
La Sardegna continua ad essere fortemente esposta al rischio alluvioni. È l’allarme lanciato dall’Ordine dei geologi. La soluzione? La prevenzione. Con più personale a disposizione. E più geologi: “Occorrono adeguate risorse – avverte il presidente Giancarlo Carboni – per gli uffici che devono studiare lo stato di esposizione al rischio idrogeologico del territorio. L’Autorità di bacino ha con l’Ufficio del distretto Idrografico della Sardegna la struttura istituzionalmente delegata per contribuire a mitigare gli effetti delle inondazioni. Ma è costretta ad operare con un organico di personale grandemente sottodimensionato”.
Secondo l’Ordine “non è possibile che uno studio sul rischio idrogeologico su scala comunale attenda anni prima di poter essere esaminato, e ancora più anni perché venga approvato”. L’invito è quello di sfruttare le competenze dei geologi. “Su questo campo non esistono scorciatoie, la geologia si fa sul terreno – avverte Carboni – quindi occorrono geologi che rilevino il territorio e ne valutino la classe di rischio. Lo studio a tavolino se privo di riscontri sul terreno crea una visione distorta dell’asseto del territorio che può portare a valutazione errate”.
L’Ordine entra nel dettaglio. “I geologi professionisti che operano nella valutazione del rischio idrogeologico- continua Carboni- non hanno modelli di riferimento per la realtà geologica della Sardegna per quanto riguarda il carico solido che un preciso torrente in un determinato territorio è in grado di assumere, quel carico di detriti è in grado di macinare in poche ore qualsiasi infrastruttura progettata per reggere l’impatto di sola pura e semplice acqua”.
Inutile, secondo l’Ordine, puntare solo il dito contro la mancata pulizia degli alvei, “È prioritaria – conclude il presidente – la conoscenza delle dinamiche di erosione dei versanti e l’individuazione precisa e approfondita conoscenza delle aree nelle quali i fiumi naturalmente esondano”.