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Maria Paiato,la mia Madre Courage ruvida

DI MARIA GRAZIA MARILOTTI

“Madre Courage vive in un momento particolare della nostra storia, durante la guerra dei trent’anni che ha insanguinato la Germania tra il 1618 e il 1648: è una donna ruvida, dura, che ha assunto su di sé tratti forti, volitivi. Ha in carico tre figli, avuti da relazioni di cui a stento si ricorda e si trova ogni giorno a far commercio con i soldati”. Lo racconta all’ANSA Maria Paiato. L’attrice, tra le più raffinate e sensibili interpreti italiane, è la protagonista del capolavoro di Bertolt Brecht, “Madre Courage e i suoi figli” con la regia di Paolo Coletta, in cartellone fino al 15 dicembre al Teatro Massimo di Cagliari per la Stagione del Cedac.

Ispirato al romanzo di Hans Jakob Christoffel von Grimmelshausen, racconta le vicende di Anna Fielding, vivandiera al seguito degli eserciti durante l’ultima guerra di religione che ha coinvolto le grandi potenze europee. “La guerra è un tema purtroppo estremamente attuale, che ci riguarda da vicino e la scenografia dello spettacolo è anche un invito a ragionare su quello che l’uomo sta facendo al nostro pianeta”, sottolinea l’attrice. Nel cast anche Mauro Marino, Giovanni Ludeno, Andrea Paolotti, Anna Rita Vitolo, Roberto Pappalardo, Tito Vittori, Mario Autore, Ludovica D’Auria e Francesco Del Gaudio.

Tra gli incontri di una vita dedicata al teatro, fondamentale per Maria Paiato quello con Luca Ronconi. “Ho avuto la fortuna di lavorare con lui nell’ultimissima parte della sua vita – ricorda – avrei voluto incontrarlo prima, ma forse non ero pronta ad affrontare la forza dirompente di questo maestro, che ti ‘scartavetrava’ e alla fine ti faceva brillare”. L’attrice rievoca: “Ronconi aveva una sensibilità particolare, riusciva a sentire di che cosa fosse necessario parlare in quel momento preciso della nostra storia, i suoi spettacoli nascevano da un’urgenza vera e nello stesso tempo inseriva quei temi dentro una macchina teatrale ricca e stimolante, trasformandoli e rendendoli enigmatici attraverso la sua visione. Da spettatrice ritrovavo quella meravigliosa ‘scomodità’ che è, o dovrebbe essere, il teatro”.

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