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Opere ferme, protesta diga Monti Nieddu

 

(ANSA) – CAGLIARI, 13 NOV – La Sardegna e Cagliari sono fra le cento piazze scelte da Fillea Filca e Feneal nazionali per la manifestazione unitaria del 15 novembre per chiedere il rilancio dell’edilizia. La mobilitazione con presidio dalle 10 sotto l’assessorato regionale ai Lavori pubblici, in viale Trento a Cagliari, sarà preceduta domani da una iniziativa di protesta in programma alle 7.30, quando sul cavalcavia della statale 195 verrà affisso lo striscione “Cantiere diga Monti Nieddu: facciamolo ripartire”.

Il cantiere è stato scelto come simbolo della lentezza dei lavori che ingessano da nord a sud dell’Isola tantissime opere, bloccate soprattutto per ragioni burocratiche. “Domani saremo sulla 195 e dopodomani sotto l’assessorato guidato da Frongia – spiegano i segretari regionali di Fillea, Erika Collu, di Filca, Giovanni Matta, e di Feneal, Marco Foddai – perché alcune delle proposte contenute nella piattaforma nazionale possono essere vagliate anche dalla Regione, alla quale chiediamo azioni mirate a sostegno di un settore traino per tutta l’economia.

Si sollecita, in particolare, un tavolo permanente con tutti i soggetti coinvolti per monitore le opere in corso d’opera ma anche per vagliare le ulteriori infrastrutture necessarie, e l’istituzione di una task force in capo all’assessorato per velocizzare le procedure e dare sostegno concreto agli enti locali nelle fasi di progettazione. Secondo i sindacati, “non è più accettabile che ci siano opere indispensabili come le dighe ferme da 20-30 anni e che non si riesca in tempi stretti a riaffidare i lavori ad altre imprese quando vengono rescissi i contratti”. Fra i cantieri “vergognosamente bloccati” si segnalano il lotto 4 della Sassari-Olbia e il primo lotto della 125 da Tortolì a Barisardo.

“Le opere finanziate – denunciano le sigle – non decollano: fermi 600mln per lavori in esecuzione già affidati, 1 miliardo e 400mln del contratto di programma per opere in progettazione e altri 400mln sull’accordo quadro”. Rilanciare le costruzioni è vitale anche per l’occupazione: sono più di 30mila i lavoratori edili sardi fuoriusciti dal 2008 a oggi”. 
   

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