Risolto il mistero dell’idrogeno perduto nello spazio interstellare intorno alla galassia Ngc 1316, a circa 60 milioni di anni luce dalla Terra, nella costellazione della Fornace. Si nascondeva in due lunghe code gassose molto tenui, sfuggite finora alle osservazioni degli astronomi. È quanto emerge dallo studio italiano, in corso di pubblicazione sulla rivista Astronomy & Astrophysics, condotto dal gruppo guidato da Paolo Serra, dell’Osservatorio astronomico di Cagliari dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).
L’osservazione dell’idrogeno perduto di Ngc 1316 è stata possibile grazie alla rete di 64 radiotelescopi sudafricani MeerKat. Il progetto, finanziato dal Consiglio europeo della ricerca (Erc), è uno dei nuclei del più grande radiotelescopio al mondo, lo Square Kilometre Array (Ska). Una volta realizzato, Ska sarà, infatti, formato da migliaia di antenne sparse tra il Sudafrica e l’Australia. Il suo quartier generale è stato inaugurato a inizio luglio a Manchester, in Inghilterra.
Lo studio chiarisce una contraddizione finora irrisolta: la sproporzione tra polveri e idrogeno nello spazio interstellare di Ngc 1316. Un oggetto celeste, quest’ultimo, molto studiato dagli astrofisici, perché le sparute e deboli stelle presenti in questa costellazione consentono di osservare innumerevoli galassie oltre la Via Lattea.
“Pensiamo che le code d’idrogeno di Ngc 1316 – ha spiegato Serra – siano state generate durante il processo di fusione tra una galassia simile alla Via Lattea e una seconda 10 volte più grande. È stata proprio questa fusione – ha concluso l’astrofisico dell’Inaf – a portare alla formazione di Ngc 1316 così come la vediamo adesso”.