Arrivano le cartelle sulla tassa rifiuti per il 2019 e Confcommercio denuncia: “Peso importante e spesso iniquo e ingiustificato per le imprese della nostra isola, in particolare per quelle del capoluogo”. Dai dati raccolti dal portale Confcommercio www.osservatoriotasselocali.it – spiega l’associazione – fino al 31 dicembre 2018 si conferma la continua crescita della Tari pagata da cittadini e imprese. A Cagliari, secondo l’analisi, i titolari di attività commerciali e professionisti pagano molto più che nel resto d’Italia. Campeggi, distributori carburanti, impianti sportivi e autolavaggi possono pagare dai 2,65 euro al metro quadrato (Carbonia), ai 4,61 di Cagliari (la media nazionale si attesta a 3,94 euro). Stabilimenti balneari, piscine, impianti termali, invece, a Nuoro pagano 1,79 euro.
Mentre si oltrepassa il doppio a Cagliari: 3,68 (2,82 la media nazionale). Sono invece un po’ più fortunati gli alberghi con ristorante. La spesa media nazionale è di 6,63 euro, a Cagliari si paga 6,30 euro, mentre sale la cifra a Sassari (6,84) e scende a Carbonia (5,05).
Tariffe alte anche per i negozi di abbigliamento, calzature, librerie, cartolerie, ferramenta, e altri beni durevoli. A Cagliari si arriva a pagare 7,03 euro (la media italiana è di 5,92), a Carbonia si spende 4,03. Stangate anche per i bar e pasticcerie perché se a livello nazionale si paga 16,08, a Cagliari si arriva a 23,59, quasi un terzo invece a Carbonia (9,14). Un caso a parte è Oristano che registra costi più bassi.
In Sardegna complessivamente si pagano 254 euro in media, con una flessione del 3,3% rispetto all’anno precedente. “La situazione fotografata in Sardegna richiede risposte urgenti per avviare una profonda revisione dell’intero sistema – afferma Sara Pintus, coordinatrice regionale di Confcommercio – che rispetti il principio europeo ‘chi inquina paga’ e tenga conto delle specificità di determinate attività economiche delle imprese del terziario. Il rispetto di questo principio favorirebbe anche l’eliminazione delle discriminazioni tra imprenditori che pur svolgendo lo stesso mestiere pagano diversamente lo stesso tipo e quantitativo di rifiuto prodotto”.