“Nessuna reticenza e ambiguità da parte nostra. Semmai una richiesta di chiarezza”. Aldo Sicurella, direttore artistico del Teatro Instabile di Paulilatino, la compagnia che ha acquistato e gestisce il teatro Grazia Deledda, costretto a chiudere i battenti a giugno per mancanza di fondi dopo 35 anni di attività, replica alle dichiarazioni dell’Unione dei Comuni del Guilcier pubblicate su un quotidiano sardo.
“Sul progetto di acquisizione del Grazia Deledda di proprietà del Teatro Instabile erano stati espressi pareri favorevoli sia dall’Unione dei Comuni che dalla Regione – spiega Sicurella – Tutto sembrava procedere per il meglio. Non si capisce perché dopo due anni, solo una decina di giorni prima della presentazione delle schede della programmazione territoriale ci sono state richieste a tempo di record note artistiche e i conti del Teatro. ‘Velocemente’, ci hanno detto, pare infatti che girasse la voce di un fallimento dell’Instabile. Tutte falsità – denuncia il direttore artistico – alle quali hanno creduto gli amministratori dell’Unione, interpretando un riepilogo economico ‘storico’, che evidenziava la crescita del debito nei confronti della banca in 13 anni, come un bilancio d’esercizio”.
E qui tutto si è bloccato. “Quello che il presidente del Guilcier Alessandro Defrassu chiama ‘Proposta di ristrutturazione del debito’ doveva essere, più semplicemente, l’atto di vendita di un Teatro che sarebbe diventato patrimonio dell’ente locale – spiega ancora Sicurella – Non abbiamo neanche posto vincoli sulla futura gestione, proprio per evitare ogni tipo di favoritismo. Ancora oggi non sappiamo se il Centro regionale di programmazione abbia mai ricevuto alcuna scheda di progetto per il Deledda”.
Al di là della polemica, resta da parte degli operatori del Teatro una grande amarezza “per un importante progetto che muore”. “L’esclusione da quel progetto è stata come un macigno sulla testa – ricorda il direttore artistico – Eravamo fiduciosi e a disposizione di tutti per chiarimenti di ogni tipo. La speranza da qui a giugno – dice ora Sicurella – è che si possa riaprire un dialogo e che si trovi una soluzione per salvare un importante presidio culturale”.