(ANSA) – PALERMO, 26 GEN – Riapre oggi al culto – con una
Messa solenne concelebrata dall’arcivescovo di Agrigento,
cardinale Francesco Montenegro – la Chiesa Madre di Sambuca di
Sicilia, chiusa dal terremoto che nel ’68 devastò la Valle del
Belice. Alla cerimonia di inaugurazione, che conclude le
manifestazioni per il 51/esimo anniversario del sisma,
partecipano i sindaci dei comuni del Belice. I festeggiamenti
proseguiranno nella serata di domani, con un concerto di musica
sacra della pianista Silvia Vaglica. Il restauro della Chiesa Madre di Sambuca, edificata nel XV
secolo, è stato sostenuto dall’ufficio per i Beni ecclesiastici
della Curia di Agrigento, diretto da Don Giuseppe Pontillo,
grazie a uno stralcio funzionale degli ultimi fondi previsti per
la ricostruzione. L’appalto indetto dal Comune ha riguardato il
rifacimento del pavimento, il recupero dell’altare maggiore e
alcuni interventi di consolidamento. Il progetto è stato curato
dalla Società “Architettura Storica” degli architetti Antonino e
Saverio Renda; per completare il restauro saranno necessari
ulteriori fondi, ma intanto uno dei beni monumentali più
significativi del territorio viene reso nuovamente fruibile. La Chiesa Madre rappresenta il simbolo identitario stesso del
paese, come sottolinea l’architetto Bernardo Agrò, responsabile
della sezione per i beni architettonici e storico artistico
della Soprintendenza di Agrigento. “Sambuca – spiega – è stato
un modello applicativo felice che mi emoziona molto. Un luogo
che aveva di suo una grande storia indiscutibile, la grande
storia classica di monte Adranone raccontata e inserita
all’interno del percorso museale espositivo di palazzo
Panitteri, appendice di una delle torri di avvistamento arabe, e
poi il castello in quella rocca palinsesto architettonico che
forma e origina la Chiesa Madre che vediamo oggi. Il
raggiungimento di questi obiettivi costituisce il Rinascimento
di questi territori”. Un luogo della memoria che torna a vivere
dopo le ferite inferte dal terremoto. “Alla parola memoria –
osserva Agrò – aggiungerei Identità, il termine inserito negli
ultimi anni nella dizione ‘assessorato ai Beni Culturali'”.
Ripercorrendo le scelte operate dalla Soprintendenza a Sambuca,
dal Museo archeologico di Palazzo Panitteri al Museo diocesano,
fino all’evento di oggi Agrò, che ne ha curato gli allestimenti
museali, osserva: “l’architettura attiva, costituita
dall’armonico incontro di elementi materici semplici (calce,
legno, pietra) diventa metodo applicativo al fine di poter
fruire di grandi manufatti architettonici altrimenti condannati
all’oblio. È così che la fabbrica della Chiesa madre rinasce,
ritornando al suo alto valore liturgico ma anche laico e aperto
al recupero delle arti. A Sambuca tutto questo è avvenuto con
una naturale sequenza, frutto della maturata consapevolezza
della ricchezza culturale dei propri luoghi”. (ANSA).