(ANSA) – AGRIGENTO, 17 MAR – Un’ovazione ha salutato ieri sera al Agrigento “La volpe e il leone”, in un teatro Pirandello sold out. La volpe è William Shakespeare, o meglio il vero autore delle sue opere immortali, John Florio, e il leone è lo spagnolo Miguel de Cervantes. Due giganti della letteratura che si fronteggiano e si sfidano in un duello infinito, con le parole e la sciabola. Lo spettacolo, scritto e diretto da Stefano Reali, è il frutto di una lunga e pericolosa indagine, che mette in crisi molte delle nostre certezze. Ne è nato un vero giallo: qual è il debito che gli scrittori elisabettiani hanno con il rinascimento italiano? Chi era veramente il drammaturgo inglese? Non certo il figlio del guantaio semi-analfabeta, o forse qualcuno che aveva interesse a tenersi nascosto utilizzando un prestanome? John Florio era nato a Londra, suo padre Michelangelo era fuggito da Messina, l’inquisizione lo aveva braccato per anni, e aveva fatto perdere le sue tracce tra Venezia, Padova e Mantova. Reali ha dichiarato che tutto ciò che ha scritto è documentato, e convince, non ultimo, il fatto che la famiglia dei conti di Pembroke, da più di 400 anni, di fatto nasconde i manoscritti di Florio, da “Riccardo III”, a “Molto rumore per nulla”, a “Romeo e Giulietta”, e non intende farli esaminare. Reali ricorre a uno stratagemma drammaturgico, fa incontrare i due a Messina nel 1571. Miguel de Cervantes fu veramente ricoverato in un ospedale della città, dopo la sanguinosa battaglia di Lepanto. Applausi ultra convinti per gli interpreti: Giuseppe Zeno, Ruben e Mariano Rigillo, con la seducente Silvia Frenda. Lo scontro attoriale tra Florio e Cervantes è appassionante; bravissimi Zeno a tratti dolente, arguto e passionale, Ruben Rigillo, elegante, erudito e controllato. Mariano Rigillo ci regala un cameo, ma di assoluto pregio. Si replica stasera.
(ANSA).