(ANSA) – PERUGIA, 20 LUG – Gli illeciti ambientali, in Umbria “sono commessi prevalentemente da piccole e medie imprese e il quadro esaminato non fa emergere collegamenti attuali con la criminalità organizzata”. E’ quanto è emerso dalla relazione territoriale della commissione parlamentare di inchiesta sulle ecomafie presentata nella sala congressi di Arpa Umbria di Terni. Tante, tuttavia, le problematiche segnalate.
Una delle conclusioni a cui è giunta la commissione è che in Umbria c’è “un certo grado di inefficacia della programmazione regionale” del ciclo dei rifiuti, determinato soprattutto “dall’assenza di una visione a lungo termine, con conseguenti incertezze sulla chiusura del ciclo e sull’orizzonte temporale di autosufficienza del sistema di smaltimento”, che vede come “prima opzione praticata e praticabile il ricorso alle discariche”.
Dalla relazione emerge che il ciclo dei rifiuti non risulta in linea con i principi europei dell’economia circolare e con la soglia massima per questa tipologia di smaltimento del 10% del totale dei rifiuti prodotti a partire dal 2030. Altre criticità emerse dal lavoro di indagine della Commissione riguardano in primo luogo la scarsa qualità della raccolta differenziata, non aumentata di pari passo con i livelli qualitativi, soprattutto rispetto a certe aree e per quanto riguarda le modalità di raccolta e ritiro dei rifiuti organici. Per quanto riguarda la tutela delle acque, sui cinque agglomerati umbri rientranti nella procedura di infrazione europea 2014/2059 tre, secondo quanto riferito dal commissario unico alla depurazione, non risultano ancora conformi. Per la commissione “si tratta di una situazione da non sottovalutare ma sicuramente emendabile in presenza di un serio coordinamento tra tutti i soggetti preposti”.
Un problema che caratterizza più contesti del territorio umbro è inoltre quello della presenza di solventi clorurati in falda, “conseguenza storica del trattamento superficiale di metalli in realtà produttive”.i i soggetti competenti”. (ANSA).