“Il lupo, al posto di rivelarsi un’opportunità anche per il mondo rurale in quanto specie protetta, a causa dell’assenza di una chiara volontà politica volta ad individuare una precisa capacità di carico per area geografica, sta diventando elemento di crisi e destabilizzazione della zootecnia di montagna e delle attività proprie dell’ambiente alpino”. Lo scrive, in una nota, il gruppo Consiliare Lega Vallée d’Aoste a seguito della convocazione del tavolo tecnico sul tema.
“Convinti della necessità di una idonea e tempestiva azione di concertazione con gli stati membri della comunità europea per addivenire ad una ragionevole e giustificata modifica dello status di protezione del lupo, non più a rischio estinzione e ormai insediato in maniera stabile nelle nostre montagne come nel resto delle Alpi – si legge ancora – vogliamo evidenziare come in Francia ‘Le plan national d’actions 2018-2023 sur le loup et les activités d’élevage’ abbia stimato in 500 il numero di esemplari in una logica di sostenibilità demografica della specie, da raggiungere nel 2023. Crediamo sia significativo sottolineare che, mentre attualmente in Italia i capi stimati siano 2.000-2.200 con una alta concentrazione nella parte nord occidentale del paese, nel solo Dipartimento francese Auvergne – Rhône-Alpes, nel 2019 il Prefetto locale, in virtù del superamento della soglia prevista dei 500 capi e delle numerose predazioni ovine e bovine, ne autorizzò la soppressione di 90 esemplari”.
Senza entrare nel merito e nel giudizio di tali iniziative, messe tuttavia in atto in ambienti del tutto simili al nostro territorio e quindi passibili di attente analisi” la Lega Vda “segnala la rilevante diminuzione di alcune specie di fauna selvatica in alcune zone della Valle” e “auspica che l’attenzione della politica sia rivolta non solamente alla gestione della specie lupo ma prioritariamente alle esigenze degli allevatori, già posti a dura prova dell’emergenza sanitaria Covid-19”.