La magistratura svizzera ha archiviato l’inchiesta sulla tragedia del 30 aprile 2018 nella zona della Pigne d’Arolla, dove erano morti sette scialpinisti, di cui sei italiani. Si erano persi nella bufera e avevano passato la notte al gelo a 3.270 metri di quota, lungo l’itinerario di scialpinismo ‘Haute Route’ dal Monte Bianco al Cervino. Per il ministero pubblico del Canton Vallese “nessuna responsabilità penale è imputabile a un individuo vivente”: il 27 agosto scorso aveva già annunciato di voler archiviare il caso e l’8 ottobre sono scaduti i termini concessi alle parti per richiedere l’acquisizione di nuovi mezzi di prova. Contro l’archiviazione è ancora possibile ricorrere al tribunale cantonale. Le vittime sono la guida alpina comasca Mario Castiglioni (59), capocomitiva, la moglie di origine bulgara Kalyna Damyanova, Andrea Grigioni (45) di Lurate Caccivio (Como), Francesca Von Felten (42), di Parma, i bolzanini Elisabetta Paolucci (44), Marcello Alberti (53) e la moglie Gabriella Bernardi (52).
Il gruppo di dieci scialpinisti, guidato da Mario Castiglioni, si era fermato ad appena 550 metri dal rifugio cabanes des Vignettes, dove avrebbe trovato la salvezza. Dalle indagini della polizia cantonale era emerso che una seconda comitiva, formata da quattro scialpinisti francesi senza guida alpina, era riuscita a salvarsi. Quella notte – aveva fatto sapere alla fine dell’agosto scorso la magistratura svizzera – i quattro hanno “scavato una buca nella neve per ripararsi dal vento, si sono protetti costruendo un muro di neve e pietre e si sono tenuti svegli tutta la notte”. Invece la comitiva di dieci persone con la guida alpina Mario Castiglioni ha passato la notte “15-20 metri” più in basso, al “livello del colle” des Cairns, e ha tentato di “ripararsi con le rocce e gli zaini”. Inoltre dato che “il vento soffiava estremamente forte, materiale e diverse coperte di sopravvivenza utilizzate sono volati via. Durante la notte un escursionista ha lasciato il gruppo e ha scavato un rifugio nella neve, mentre gli altri sono rimasti insieme. Sette di loro, compresa la guida, sono morti. L’intervento di una terza persona in questi decessi ha potuto essere escluso”. Erano stati trovati verso le 6.30 del 30 aprile dalle guide alpine uscite con i loro clienti dal rifugio cabane des Vignettes.