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Bambini disabili, in Africa troppi senza cure e scuola

Al via la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi “Tutti Uguali”

Juliette ha sette anni, vive a Yaoundé in Camerun, è cieca dalla nascita. Non aveva mai frequentato la scuola né giocato con i propri coetanei sino allo scorso anno, quando, grazie al supporto di Dokita, una delle poche scuole dedicate ai bambini non vedenti del Paese africano le ha aperto le porte. Lì ha imparato a leggere e scrivere col metodo Braille e a muoversi autonomamente grazie a un ausilio ortopedico. Come lei, ogni anno oltre 5mila bambini con disabilità, fisica e psichica, vengono sottratti a un destino di emarginazione grazie ai progetti che l’organizzazione umanitaria porta avanti in Camerun da oltre trent’anni. Negli ultimi due anni la pandemia ha messo a dura prova il lavoro sul campo dell’organizzazione e ampliato la forbice delle disuguaglianze1 in un Paese lacerato da cinque anni di conflitto civile. Per rispondere al crescente bisogno di assistenza, torna la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi “Tutti Uguali”. Dal 6 al 27 marzo ognuno potrà contribuire con una donazione attraverso sms o chiamata da rete fissa al numero solidale 45580.

Nel mondo si stima siano 240 milioni i minori con disabilità, di cui oltre un terzo in Africa2. Secondo le Nazioni Unite, in Camerun oltre il 20% dei bambini tra i 2 e i 9 anni è affetto da almeno una forma di disabilità, nella maggioranza dei casi conseguenza di malattie infettive come poliomielite, malaria, lebbra o morbillo.

Per un bambino disabile, nascere in un Paese in via di sviluppo equivale il più delle volte a una condanna all’emarginazione. L’assenza di strutture sanitarie e didattiche adeguate, assieme allo stigma sociale, preclude loro la possibilità di integrarsi nella comunità.

«I bambini disabili in Africa non sono uguali a tutti gli altri. Non godono delle stesse opportunità garantite ai coetanei nati nei Paesi ricchi. Mai come in questo caso, nascere nella parte “sbagliata” del mondo fa la differenza. I minori con fragilità vengono rifiutati persino dalle loro famiglie, per ragioni economiche ma anche culturali. Rimuovere questa ingiustizia e rompere il circolo vizioso della povertà è un dovere morale. Per farlo sono essenziali cure mediche, scuola e formazione professionale. Solo così potranno camminare con le proprie gambe verso un futuro migliore», commenta il direttore di DokitaMario Grieco.

Una meta tanto più difficile da raggiungere quando c’è la guerra. Dal 2017 infatti in Camerun va avanti un conflitto civile tra la minoranza anglofona e le forze governative che ha già fatto oltre 6mila morti e circa 800mila sfollati3.

In un quadro simile, si è inserita anche la guerra in Ucraina, con effetti che vanno ben oltre i confini dell’Europa e si fanno sentire anche in Africa. L’impennata dei prezzi delle materie prime, a cominciare da quelli del grano4, minaccia infatti di infliggere il colpo finale alla sicurezza alimentare del Paese e di tutto il Continente5.

I PROGETTI DI DOKITA Quello promosso in Camerun è un intervento di tipo integrato che mira a promuovere l’autonomia e l’inclusione socio-economica. Tre in particolare i centri sostenuti da Dokita nel Paese: il Foyer de l’Esperance di Sangmelima, che accoglie bambini con disabilità motorie e intellettive, il Foyer Père Monti di Ebolowa, destinato ai minori con disabilità nelle funzioni della voce, uditive, visive e dell’apparato motorio, e la scuola elementare Promhandicam di Yaoundé, dove i bambini ciechi studiano insieme ai coetanei normodotati. La struttura comprende una stamperia Braille, che impiega persone non vedenti, e un centro di formazione professionale, con laboratori di informatica e produzione di protesi, una falegnameria e una sartoria.

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