Pensare al “dopo di noi” diventa, in questo caso, necessario e doveroso. D’Alessandro sintetizza le regole “d’oro” da seguire per non far ritrovare nei guai i ragazzi con difficoltà
Marta è nata con la sindrome di down: “Una ragazza straordinaria”, dicono i genitori. La mamma ha dovuto smettere di lavorare per seguirla, il papà è un artigiano con una piccola azienda con delle quote societarie e qualche immobile. Il suo assicuratore ha fatto stipulare una polizza solo per gli infortuni, ma cosa andrebbe in caso di morte improvvisa? Non sarebbe prevista alcuna copertura assicurativa.
“Se il papà che porta a casa la “pagnotta” – spiega Alex D’Alessandro , consulente finanziario e patrimoniale – non facesse testamento e gli dovesse accadere qualcosa, ci sarebbero due problemi: il 50% di tutto il patrimonio verrebbe ‘congelato’, vincolato alla gestione di un giudice tutelare e, la moglie casalinga, senza reddito, non avrebbe garanzie. Scrivendo due righe, invece, facendo testamento, il papà tutela la moglie, ma soprattutto in maniera indiretta la figlia Marta che ne ha bisogno”.
La storia di Marta è solo uno tra i tanti esempi concreti per capire le conseguenze di una scelta non fatta. Allora come tutelare un figlio disabile? Cosa fare per assicurargli una protezione per il futuro?
Le soluzioni ci sono e sono più di quelle che possiamo immaginare. L’importante è pianificare sin da oggi una strategia necessaria per tutelare i figli disabili dalle possibili difficoltà del futuro.
“Ogni persona con un parente disabile – prosegue D’Alessandro – si trova di fronte a due possibilità: non fare nulla e subirne le pesanti conseguenze con un patrimonio spesso disperso tra parenti lontani e quasi sconosciuti oppure agire e decidere, nel presente, cosa succederà in futuro del proprio patrimonio. E non è sempre indispensabile fare riferimento a cose complesse, basterebbero almeno ‘due righe scritte bene’, su un foglio di carta bianca”.
Purtroppo i dati non sono rassicuranti. In Italia fa testamento solo una piccolissima percentuale della popolazione che non arriva neanche al 10%, contro il 50% dei nordeuropei, lasciando quindi decidere del proprio patrimonio allo Stato e al fisco.
Eppure gli strumenti per tutelarsi ci sono, in primis quelli previsti nella Legge cosiddetta “Dopo di noi”.
“La legge 112 del 2016 ha introdotto diversi strumenti giuridici fondamentali – sottolinea D’Alessandro – il trust, il vincolo di destinazione e i fondi speciali con affidamento fiduciario che possono andare anche a favore delle associazioni. Devono essere sottoscritti tutti con atto pubblico, cioè dal notaio, e consentono di avere l’esenzione totale dall’imposta di successione e donazione”.
Il trust è la prima tra le opportunità di creazione di uno strumento per garantire la qualità della vita dei disabili in assenza dei propri familiari. Consiste nell’affidare i propri beni a una persona di fiducia che li controllerà nell’interesse di un beneficiario per un fine meritevole.
“Con il trust nessuno potrà più toccare un euro di quel patrimonio – spiega D’Alessandro – e posso decidere in vita tutto il percorso che faranno i miei beni quando non ci sarò più”.
Altra possibilità, ma più limitata è quella del vincolo di destinazione che, però, riguarda solo i beni immobili e quelli mobili registrati, macchine, barche, navi e aerei. Non si può fare, insomma, vincolo di destinazione sul denaro.
Ultima possibilità: i fondi speciali con affidamento fiduciario. “A differenza del trust – precisa D’Alessandro – cambiano i nomi e qui abbiamo: l’affidante, l’affidatario, il controllore e il beneficiario, ma la sostanza è la stessa. Pensiamo ad esempio se ci fosse un imprenditore di una società di persone (ad esempio una società in nome collettivo) con figlio disabile. Se l’imprenditore dovesse morire, e non avesse tutelato il patrimonio per tempo del figlio disabile essendo socio di una snc, risponderebbe anche con il proprio patrimonio personale. Verrebbe pignorato tutto e il figlio rimarrebbe nei guai a livello finanziario e personale”.
Tra i vantaggi derivanti dall’uso di questi strumenti giuridici, infine, c’è la possibilità di non disperdere il proprio patrimonio, lasciandolo, una volta scomparso anche il beneficiario, ad enti o associazioni meritevoli che in vita si sono presi cura di lui.
“E’ sicuramente consigliabile, dunque, affidarsi da subito a un consulente finanziario professionista – conclude D’Alessandro – per pianificare al meglio il futuro della famiglia con la massima tranquillità e serenità sia finanziaria sia successoria. Non fare nulla oggi è un grande errore. Qualcosa va fatto: un trust, un affidamento fiduciario, una soluzione testamentaria, anche congelata finché non vengo a mancare. Per il bene del figlio disabile e – perché no? – anche per chi lo ha seguito accanto alla famiglia con amore e dedizione. Basta poco”.