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60% popolazione soffre mal di schiena, tra le cause sedentarietà

Il mal di schiena e' un disturbo molto comune e colpisce a ogni eta'. I fattori che possono scatenarlo sono tanti, anche il peso eccessivo e la sedentarieta',

Roma – Il mal di schiena e’ un disturbo molto comune e colpisce a ogni eta’. I fattori che possono scatenarlo sono tanti, anche il peso eccessivo e la sedentarieta’, che in epoca di smart working ha contribuito a peggiorare questo fenomeno. Per capire quando e’ bene rivolgersi ad uno specialista e i benefici che derivano dai trattamenti riabilitativi l’agenzia di stampa Dire ha intervistato il dottor Lorenzo Panella, direttore del Dipartimento di Riabilitazione dell’ASST Gaetano Pini- Cto di Milano.

DOTT PANELLA

– Il mal di schiena e’ un disturbo sempre piu’ frequente e trasversale nella popolazione. Quali possono essere le cause?
“Il problema affligge un po’ tutti e le cause possono essere varie. Il 40-60% della popolazione dei Paesi occidentali ed industrializzati soffre di mal di schiena. La prima causa in assoluto e’ la sedentarieta’, non a caso un tempo era soprannominato la ‘malattia delle dattilografe’ proprio perche’ caratterizzava chi stava molto seduto. Ci sono ovviamente poi altre situazioni piu’ gravi che non bisogna escludere come ad esempio una genesi infiammatoria o addirittura, anche se raramente, neoplastica. Un fattore cruciale e’ il sovrappeso, infatti il peso corporeo eccessivo che va a gravare sulla colonna ed e’ uno degli altri elementi che deve essere preso in considerazione nell’eziologia del mal di schiena”.

Lo smart working e una piu’ diffusa sedentarieta’, contraddistinta magari da posture o sedute sbagliate, ha potuto acuire il problema?
“Assolutamente si. Questa e’ appunto una delle cause prevalenti. Costringerci in casa oltre agli aspetti emotivo-relazionali che il Covid si porta dietro con strascichi drammatici un altro dei grossi problemi e’ proprio legato al fatto che si e’ costretti a stare davanti ad un computer per ore. Molte persone dunque trascorrono la maggior parte della giornata assumendo posture sbagliate e e cio’ condiziona molto il dolore lombare e dorsale”.

Quando e’ bene non sottovalutare il mal di schiena e recarsi dallo specialista? Nel caso del vostro Istituto quanti accessi e che casistica avete registrato in questo lungo periodo?
“Il dolore e’ sintomo d’esordio che puo’ avere una intensita’ diversa. Nella lombalgia acuta il dolore e’ molto violento e quindi e’ chiaro che questo spinge il paziente a ricorrere al parere del medico. Anche le forme di dolore subdolo, anche meno importanti, devono essere valutate dal punto di vista clinico attraverso una diagnosi differenziale.

Queste possono essere molto semplici dal punto di vista dell’intervento terapeutico fino ad arrivare a situazioni piu’ complesse a volte devastanti a che comunque vanno accertate. La nostra attivita’ ambulatoriale anche durante la prima fase della pandemia e’ rimasta sempre attiva e quindi abbiamo sempre lavorato in regime di full time. La nostra percentuale di diagnosi e interventi sul mal di schiena e’ sovrapponibile a quella dei dati di letteratura. Mediamente il 60% dei nostri pazienti ha problemi di lombalgia o cervicalgia ed accede alle attivita’ ambulatoriali per criticita’ di questo genere”.

E’ vero che il mal di schiena, o meglio la sensazione di ‘ossa rotte’ come comunemente si dice, puo’ essere la spia del Covid?
“Si’. Il nostro Dipartimento che conta circa 200 posti letto di riabilitazione a vari titoli, in particolar modo il mio reparto conta 120 posti letto di degenza e ricoveriamo soprattutto patologie dell’apparato locomotore. E’ vero anche che spesso l’esordio del Covid-19 e’ caratterizzato dalla poliartralgia e cioe’ sensazioni di dolori diffusi che trovano la loro localizzazione nelle articolazioni e che possono avere una densita’ piu’ o meno grave”.

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