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“Adesso riaccendiamo il desiderio” Matteo Balestrieri: l’esercizio fisico è il motore

Il desiderio è la chiave della ripartenza. Indecisi tra andare in vacanza e rimettersi a lavorare, gli italiani affrontano la riapertura meglio del previsto, anche se non mancano i timori per il ritorno del contagio e per la crisi economica. Matteo Balestrieri, 63 anni, professore di psichiatria all’Università di Udine e vicepresidente della Società italiana di psichiatria, analizza la salute mentale tricolore.

Come stiamo vivendo la ripartenza?
«Gli italiani hanno sofferto il lockdown, ma non in modo generalizzato come si tende a dire. Il vero rischio è la crisi economica, anche se vedo un grande desiderio di ripartire».

Il desiderio ci può salvare?
«E’ l’impulso della ricerca del piacere. Se compulsivo, riguarda dipendenze come droghe, gioco, shopping, la corsa e i social network, ma in giusta dose è la chiave della ripartenza».

E’ quello che ci fa alzare al mattino?

«L’organismo segue un ciclo sonno-sveglia e si riattiva da solo, ma la voglia di fare viene dal desiderio. Non a caso la depressione viene al mattino».

Agli italiani manca il desiderio?
«Bisogna sempre distinguere tra individui e situazioni, ma l’esperienza negativa è finita e la fase due sembra di recupero, di rimbalzo, di movida o covida».

Come legge questa eccitazione?
«In giro c’è molto fermento, anche se una seconda ondata sarebbe depressiva. Pure la depressione non è costante, ma ondulante, dal torpore all’eccesso. La fase tre è quella della resa dei conti».

Che cosa prevede?
«Se la crisi è breve e senza gravi ricadute occupazionali archivieremo il passato come un brutto sogno, altrimenti c’è il rischio di un aumento dei suicidi come nel 2008».

Un sondaggio dell’Istituto Mario Negri evidenzia differenze di genere per lo stress da lockdown.
«La depressione colpisce le donne il doppio degli uomini, perché devono affrontare più difficoltà nella vita come ciclicità, ormoni, gravidanza, oltre all’equilibrio complicato tra famiglia e lavoro. I bambini in casa possono essere stati un piacere, ma pure una fatica. Le donne poi vivono diversamente gli avvenimenti».

Che cosa intende?
«Sono portate alla socialità e alla cura delle relazioni, mentre l’uomo si isola. La donna è il vero animale sociale e ora soffre di più».

Le donne sono meno resilienti degli uomini e meritano più attenzione per la salute mentale?
«Certamente sì: in un progetto di ricerca stiamo vedendo quanto sia aumentata la depressione in gravidanza al tempo del coronavirus. E non solo post-parto, ma in tutto il periodo. Allo stesso momento è difficile parlare di donne in generale, bisogna andare per fasce di età, occupazione e situazione sociale».

Ci sono dei consigli per la salute mentale?
«Li abbiamo vissuti in questo periodo: dall’attivazione di numeri di supporto all’esercizio fisico, il migliore antidepressivo, dalla socialità all’alimentazione sana, con pochi carboidrati e zuccheri».

Mangiare tira su di morale?
«Più cucinare, perché cibarsi fa piacere al momento, ma appesantisce, complica il sonno e troppo zucchero favorisce le malattie mentali».

Addirittura?
«L’intestino è come un secondo cervello con una funzione importante nell’equilibrio generale. La flora batterica ha un collegamento diretto con le molecole infiammatorie, che portano alla depressione. Quest’ultima, non va dimenticato, è una malattia fisica di tutto il corpo».

Il sesso è un antidepressivo?
«Si può definire così e vedremo se il lockdown porterà a un baby boom. Lo ricerchiamo istintivamente perché attiva il sistema delle endorfine, che producono piacere e influiscono sull’umore».

La salute mentale ha patito i tagli alla Sanità?
«I concorsi a numero chiuso vengono calcolati per difetto pur di risparmiare e si chiudono i centri per mancanza di turnover».

Quali sono i soggetti a rischio?
«Anziani e giovani. Sui primi non c’è un’organizzazione sufficiente nonostante l’invecchiamento della popolazione. E sui giovani occorre prevenzione, perché la maggior parte delle malattie mentali sorge entro i 18 anni».

Di che patologie si tratta e come si riconoscono?
«Ansia, depressione, schizofrenia, bipolarismo e disturbi alimentari. Per questi ultimi i ragazzi sono bravi a nascondere, ma un comportamento isolato e chiuso rivela le psicosi, come pensieri contorti e paranoie».

Quali sono oggi le correnti della psichiatria?
«Lo psichiatra contemporaneo è un coordinatore di tanti colleghi – psicologi, assistenti sociali e infermieri – in dialogo con Comuni e associazioni per curare il disagio senza pensare solo ai farmaci, ma conoscendone l’utilità, e usando la socialità e la psicoterapia. Su quest’ultima ci sono due orientamenti principali, la psicoanalisi e la teoria cognitivo-comportamentale».

Come si differenziano?
«La prima è un’avventura personale arricchente, anche se non è detto che migliori comportamenti e sintomi, diventata negli anni più concreta e di breve durata, anche di solo otto sedute. La seconda cura un problema preciso, perché non sempre bisogna risalire alla causa profonda per guarire. Forse è interessante, ma non è necessario. A volte basta affrontare un problema in modo diverso».

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