“In questo importante appuntamento la nostra disciplina ha riscoperto l’energia che era stata un po’ dispersa durante la pandemia. Devo ringraziare il dottor Giancarlo Valenti che ha fermamente voluto la realizzazione di questa edizione in Calabria. Far partire dal Sud il segnale della ripresa ha avuto un significato ancor più profondo ed impattante”.
Così Francesco Cusano, presidente nazionale ADOI, commenta il 58° Congresso Nazionale di Dermatologia Clinica organizzato all’Università della Magna Grecia Catanzaro dall’ADOI, l’Associazione Dermatologi Ospedalieri dal 15 al 18 settembre. Un incontro che è stata un’occasione per quattro giornate di confronto tra 500 esperti sui temi legati alle nuove frontiere della dermatologia.
“Particolare attenzione – ha dichiarato Cusano – l’abbiamo riservata alle notevoli prospettive riguardo la componente oncologica della dermatologia, che riguarda circa i 2/3 dei tumori dell’uomo e, poi, le malattie infiammatorie croniche della pelle, per le quali le nuove terapie permettono un monitoraggio 12 mesi l’anno, migliorando notevolmente la vita dei pazienti”.
Dal melanoma alla telemedicina, dal focus sul Covid e le sue interazioni con la cute alla dermatite atopica, alle altre malattie croniche infiammatorie, come l’orticaria e la psoriasi, con quest’ultima che coinvolge il 2-3% della popolazione, il congresso di Catanzaro è stato occasione di grande confronto tra i professionisti.
“Le malattie legate al derma saranno sempre più gestibili e controllabili”, afferma Giancarlo Valenti, direttore dell’Unità Operativa di Dermatologia della A.O. “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro e organizzatore della tappa calabrese del Congresso.
“Nel 2022, ad esempio, saranno messi in commercio una serie di nuove molecole biotecnologiche più efficaci per patologie come alopecia e dermatite atopica che creano disagi importanti nel paziente, anche di tipo psicologico. Per questa ragione è fondamentale alimentare il dibattito tra colleghi. In questo modo è possibile migliorare la risposta sanitaria sul territorio e rafforzare il rapporto di fiducia medico-paziente”.