I medici di famiglia si sentono tartassati, scarsamente tutelati e anche ingiustamente criticati: così oggi sei sigle sindacali, che rappresentano il 45% dei convenzionati insieme con i pediatri di libera scelta, sono entrati ufficialmente il stato d’agitazione. Ma soprattutto per gridare che “il sistema territoriale è al collasso”. E solo per il carico di lavoro, ma anche perchè troppi colleghi sono rimasti contagiati e gli ambulatori rischiano di restare vuoti.
“I medici sono sottoposti a turni di lavoro massacranti anche a causa dei colleghi malati di Covid. Sono più di 20 mila gli operatori sanitari (tra ospedalieri, Mmg e infermieri) infettati da settembre a oggi, tra cui i medici di medicina generale, lasciati spesso senza protezioni; chi rimane deve svolgere il lavoro anche per altri”, dicono. E aggiungono: “Degli undici medici morti per Covid nella seconda ondata, nove erano medici di famiglia”.
Le organizzazioni sindacali Federazione CIPe SISPe SINSPe, Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN, La.Pe.L, SIMET, SMI, SNAMI spiegano: “siamo costretti ad entrare in stato di agitazione perché vogliamo lavorare in condizioni di sicurezza e allo stesso tempo vogliamo verificare gli interventi strutturali del governo, appurando come i 780 milioni per la creazione delle Usca siano stati spesi finora. Le Usca attivate sono in numero ridotto e per questo non riescono a svolgere il lavoro che sono chiamate a fare per legge”.
II segretario nazionale della Fp Cgil Medici Andrea Filippi lo dice chiaro e tondo: “Basta con gli alibi. Il potenziamento dei servizi territoriali non è stato fatto e si è tradotto in una grave perdita di tempo, anche sul tracciamento”. E ancora: “La medicina generale non deve restare isolata, ma deve essere integrata con i servizi di igiene pubblica. Noi medici siamo disponibilissimi, ma il sistema va finalmente organizzato”. Dal canto suo il Sindacato medici italiani (Smi) denuncia: “In queste condizioni drammatiche non abbiamo visto alcun investimento strutturale per potenziare la rete territoriale della medicina generale”. Lo Smi inoltre chiede tutele assicurative per tutti i colleghi ammalati e l’estensione della copertura Inail.
In una nota congiunta l’Intersindacale medica risponde alle accuse di chi se la prende con i camici bianchi: “Non convince chi in modo provocatorio, sostiene dalla tribuna di qualche talk show televisivo di andare a stanare i medici di medicina generale per fare i tamponi e dare assistenza ai pazienti Covid”. E conclude: “Vogliamo ribadire che l’unica possibilità che abbiamo di difendere i nostri pazienti fragili è quella di separare gli assistiti potenzialmente sani dagli altri potenzialmente Covid. Per queste ragioni abbiamo chiesto le stesse misure di sicurezza dei colleghi medici negli ospedali”.
(ANSA).
Fonte Ansa.it