Si è appena svolta – nel contesto del 56° Congresso Nazionale della Società italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) – la sessione “Ambiente e decisioni Operative il ruolo della Sanità Pubblica” a dimostrazione dell’impegno da parte della Società italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) nell’affrontare il tema della relazione tra ambiente e salute pubblica, sempre più attuale sul panorama nazionale ed internazionale.
Il filo conduttore è rappresentato dal ruolo che la Sanità Pubblica ha e avrà nel prossimo futuro per affrontare le sfide poste sul tema ambientale. Riconosciuto quanto un ambiente salubre svolga un ruolo significativo nel condizionare i determinanti di salute di una popolazione, diventa anche responsabilità dei professionisti della sanità prendere decisioni strategiche che pongano la salute ambientale al primo posto – intesa non solo come conseguenza dell’uomo sull’environment ma anche come salubrità degli spazi abitati e adibiti ad attività sociali, oltre che di cura della persona. Posto al centro di vari summit internazionali (es. G7 e G20 Salute) in cui vari professionisti della sanità hanno avuto modo di portare il loro punto di vista, al tema Ambiente e Salute sono stati assegnati cospicui finanziamenti all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
L’obiettivo dell’iniziativa è quello di identificare le priorità chiave per la salute ambientale e le strategie operative per promuovere l’equità in sanità con un approccio One Health. In particolare, l’evento, attraverso i suoi molteplici relatori, ha affrontato i diversi ambiti della sorveglianza epidemiologica ed ambientale, della pianificazione urbana, dei cambiamenti climatici.
Partendo dalla relazione “Ambiente e Salute: obiettivi strategici e prospettive operative”, presentata dal dott. Marco Martuzzi, Direttore del dipartimento di Salute ed Ambiente presso l’ISS, si sono delineate le prospettive sul tema ambiente e salute con uno sguardo a tutto tondo, facendo riferimento a quelli che sono gli obiettivi delineati dal PNRR e i passaggi che sono tutt’ora in corso per il loro raggiungimento. Un approccio sotto vari punti di vista, partendo dalla necessità di investire in infrastrutture, formazione del personale e nuovi enti dedicati a questo scopo.
“Oggi l’Ambiente viene inteso come un approccio in evoluzione, abbiamo evidenze di vario tipo sugli effetti dell’inquinamento dell’aria e della contaminazione dell’acqua e del suolo. Dobbiamo evolverci per riuscire a considerare – oltre a questi fattori di rischio – il mondo che cambia in modo complesso. Non c’è solo il clima, ma anche una perdita della Biodiversità, a cui si aggiunge il deterioramento di tanti strati dell’atmosfera. Si presentano sfide molto complesse ed è importante capire come considerare tutti quei fattori che concorrono a determinare, promuovere o danneggiare la salute umana. Ci sono nuove strategie basate su questo tipo di approccio e partono dal riconoscimento di questa complessità, ovvero riconoscere le cose che non sappiamo. Esse comprendono, molto spesso, un processo più trasparente, più partecipato, fra cui le istanze dei cittadini e di tutti coloro che sono interessati e, al tempo stesso, affetti da questi problemi. Alcuni parlano proprio di partecipazione diretta. L’espressione ‘Citizen Science’ si riferisce proprio al fatto che il cittadino produca o sia partecipe nella produzione di evidenze. Sono temi molto innovativi e già esplorati. Bisogna considerare gli aspetti di equità e di salute, che sono fondamentali. Noi all’ISS, presso il Dipartimento Ambiente e Salute, pratichiamo la valutazione dell’impatto sanitario su progetti di energia in Italia, affrontiamo l’implicazione di salute dello sviluppo di nuovi impianti e risorse e cerchiamo di basare questo lavoro su tali approcci, che riflettono meglio la complessità che si cela dietro.”
Il discorso si è successivamente spostato sulla sorveglianza integrata con l’intervento della Professoressa Annalaura Carducci, Ordinaria del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, “Sorveglianza epidemiologica e ambientale integrate a supporto delle decisioni”. Sono stati presi in considerazione i vantaggi dati dall’integrazione di due sistemi di sorveglianza per monitorare la diffusione virale. La sorveglianza integrata permette, infatti, di monitorare gli indicatori chiave ambientali ed epidemiologici e fornire i dati necessari per informare il decisore politico ed orientare le decisioni. Le evidenze proposte pongono l’attenzione sulla sempre più necessaria integrazione delle fonti di dati disponibili in ambito sanitario, essenziali per avere una visione d’insieme del contesto in cui l’operatore di sanità pubblica si trova ad operare.
Altro tema di estrema rilevanza toccato è quello dell’urbanizzazione e delle implicazioni che questa ha sulla salute di coloro che abitano e vivono in una determinata zona. L’intervento del Professor Stefano Capolongo, Ordinario di Hospital Design e Urban Health presso il Politecnico di Milano e componente del Gruppo di lavoro Igiene ed Edilizia della SItI, dal titolo “Ambiente, pianificazione urbana e Salute Pubblica: le sfide del prossimo futuro”, ha toccato i temi dell’Urban Health con le più recenti evidenze a sostegno della necessità di un disegno che tenga conto non solo della dimensione umana ma anche quella della salute dell’individuo. Il riconoscimento della pianificazione urbana gioca un ruolo significativo nel promuovere la salute pubblica e pone sfide per le città italiane che hanno l’esigenza della conservazione del patrimonio storico e al contempo di innovarsi ai più recenti standard.
“Oggi sicuramente le città pongono delle grandi sfide in termini di Sanità pubblica – – dichiara il Prof. Stefano Capolongo – da accogliere come grandi opportunità di ripensare i luoghi dell’abitare. Le nostre città sono fortemente popolate. Oggi, infatti, si stima che oltre il 56% della popolazione mondiale vive nelle aree urbane e la previsione è che nel 2050 oltre il 70% vivrà nelle aree urbane. Questo dato ci fa riflettere su come devono essere le nostre città per essere maggiormente inclusive e facilmente accessibili, per poter promuovere la salute. Nelle aree urbane vi sono azioni di diversa natura, urbana, politico-sociale, legata alla Salute come il tema della ‘workability’ o della promozione dell’attività fisica. In medicina prendono il nome di Evidence Based Medicine, mentre nell’ambito dello spazio fisico e dell’architettura si parla di Evidence Based Design. Oggi occorrono degli indicatori quantitativi e qualitativi. Nel mondo dell’architettura, infatti, non è possibile misurare solo quantitativamente le cose, ma occorre farlo anche qualitativamente. Guardare da una finestra uno spazio verde, o un’autostrada, non è la stessa cosa in termini di salute e di benessere. Occorre avere una capacità previsiva. Il termine progettare, infatti, significa ‘guardare in avanti’ e quindi dobbiamo sapere cogliere le grandi istanze, sociali, economiche ed ambientali, e saper dare delle risposte attraverso una forte responsabilità sociale che la nostra disciplina ha e deve continuare ad avere”.
L’ultima relazione tenuta dalla dott.ssa Paola Michelozzi, Direttrice dell’Unità UOC di Epidemiologia Ambientale del Dipartimento di Epidemiologia Regione Lazio dal titolo “Cambiamenti climatici e ambiente: quali ricadute per la Sanità Pubblica” ha preso in considerazione il cambiamento climatico, una delle sfide ambientali più significative che affrontiamo oggi e che avrà implicazioni a lungo termine in ottica One Health. La necessità di sviluppare politiche e strategie per mitigare l’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute pubblica e promuovere pratiche ambientali sostenibili diventano centrali e necessitano, ora come mai prima, di essere sostenute e portate avanti.
Con questa sessione plenaria, la SItI porta al centro il tema dell’ambiente come parte integrante della salute, evidenziando come sia sempre più necessario un dibattito che possa portare nei nostri processi decisionali obiettivi concreti, con l’ottica di creare un futuro più sano e più equo per tutti.