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Antibiotico-resistenza: un nemico da non sottovalutare. Ma arrivano gli antibiotici del futuro.

L’eccessivo abuso di farmaci ha condotto alla nascita di batteri super resistenti in grado di costituire una pericolosa minaccia per la sanità globale. Ma gli “antibiotici del futuro” potranno salvarci da questa preoccupante tendenza.

L’epoca del farmaco domina da decenni e se in molti casi è stata la nostra salvezza lo scoprire molecole e principi attivi in grado di debellare i mali più comuni, d’altro canto ci ha condotto ad una sorta di “febbre da farmaco” oscillante tra l’ipocondria e l’ossessione.

A furia di disabituare il nostro organismo all’attivazione delle opportune difese immunitarie, introducendo antibiotici e antinfiammatori come fossero caramelline, anche in caso di mal di gola o tosse e quando non sarebbe assolutamente necessario, abbiamo contribuito alla nascita e allo sviluppo di batteri super resistenti ai nostri farmaci. Resistenti a tal punto da diventare una vera e propria minaccia per la sanità su scala globale.

Stando alle stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), da qui al 2050 i batteri resistenti ai farmaci saranno causa di almeno 10 milioni di decessi all’anno. Stando invece ai dati pubblicati dall’European Center for Disease Control (ECDC), ogni anno in Europa muoiono 25mila persone a causa di infezioni causate da germi resistenti agli antibiotici.

L’Italia è tra i paesi europei con i più alti livelli di antibiotico resistenza e il terzo per il consumo di antibiotici. Il Dottor Pierluigi Viale, capo del reparto di malattie infettive dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna spiega che “gli antibiotici sono armi potenti, vanno usati con moltissima cautela. Se li prendiamo quando non servono oppure se sbagliamo o interrompiamo la terapia, aumentano le resistenze dei batteri al farmaco. Quando usiamo gli antibiotici interagiamo con tutti i batteri presenti nel nostro organismo, non solo con quelli patogeni. Se noi alteriamo questo ecosistema, selezioniamo quelli resistenti”.

Certo che, se ci abituiamo a intervenire subito con additivi chimici, gradualmente il nostro sistema immunitario si indebolisce mentre i batteri si fortificano sempre più.

Per fortuna i team di medici e scienziati di tutto il mondo ogni giorno lavorano alla ricerca di soluzioni all’avanguardia, consentendoci di tirare qualche sospiro di sollievo.

Uno studio dell’Università Federico II di Napoli, condotto da Alberto Di Donato ed Eugenio Notomista ha dimostrato l’esistenza di una nuova categoria di antibiotici naturali già presenti nel nostro organismo. Sono stati definiti “Antibiotici del futuro” degli enzimi in grado di uccidere batteri molto pericolosi come Escherichia Coli e Salmonella che, se modificati, potrebbero essere in grado di andare a sconfiggere finalmente quella categoria di “superbatteri” resistenti ad ogni tipo di farmaco.

Alla ricerca hanno partecipato anche l’Istituto di ricerca e diagnostica nucleare Irccs Sdn a Napoli e l’Università Luigi Vanvitelli di Caserta. Sono stati garantiti dei risultati che non ci si sarebbe mai potuti aspettare e che potrebbero portare a una svolta decisamente interessante per quanto riguarda la medicina tradizionale.

Alberto di Donato ha dichiarato ad Ansa: “Una serie di antibiotici tradizionali ormai è diventata inefficace perché i batteri hanno imparato come convivere con queste sostanze. L’obiettivo principale ora è diventato quello di tentare di sviluppare una nuova categoria di molecole dalle quali i batteri non sanno difendersi.

Partiremo dai frammenti delle proteine che hanno attività battericida e li cambieremo chimicamente per ottenere delle forme più efficaci contro i batteri. Anche dopo la scoperta della penicillina, per fare un esempio, la chimica ha prodotto modelli di quella molecola un po’ diversi da quella originale.”

Nell’attesa di nuovi risultati scientifici a riguardo, il consiglio è di fare più attività fisica, stare attenti all’alimentazione e condurre uno stile di vita sano senza eccedere nel consumo di medicinali, a meno che non ce ne sia davvero necessità.

 

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