Non tutti sono figli di genitori vegani, ma spontaneamente decidono di non assumere proteine animali. La tendenza è in forte crescita: dal 2013 i bimbi vegani in Italia sono aumentati del 60%
(Tgcom24)
Fino a qualche anno fa, il pensiero più importante per gli alunni delle scuole elementari verso l’ora di pranzo, era evitare di aggiudicarsi la temutissima platessa, una sorta di pesce maledetto che tutti cercavano disperatamente di nascondere nel grembiulino per poi eliminarla. Nel 2018 invece già dall’asilo i pensieri sono altri: niente petto di pollo, pesce o squisiti maccheroni al ragù. Nei loro piatti non c’è ombra di prosciutto, frittata, pizza e squacquerone.
Sono i baby vegani, non necessariamente figli di altrettanti vegani ma sicuramente frutto di una scelta, quella dei genitori, di seguire una dieta che non preveda nulla di origine animale. Secondo i dati “sulle diete speciali etico religiose” che arrivano da Milano Ristorazione, l’azienda che si occupa di rifornire le mense del capoluogo lombardo dai nidi fino alle medie, sono 8.503 i bambini che nel corso del 2017 hanno seguito una dieta speciale.
Se quelli che non mangiano solo la carne di maiale sono cresciuti del 21% dal 2013, chi la carne non la mangiano del tutto è lievitato del 60%, passando da 2.860 a 4.577 in soli cinque anni. Poi ci sono quelli che si dichiarano baby vegani convinti: seduti composti, schiena dritta, con pranzi a base di ceci, piselli, paste bio e quinoa,in totale 222 con un incremento pari al 111%. Un fenomeno molto frequente quasi esclusivamente al nord. Sempre a Milano, due anni fa, all’ospedale Humanitas San Pio X è nato Babygreen, il primo ambulatorio per dare sostegno alle mamme vegane e vegetariane durante la gravidanza.
Una scelta che nel 38,5% dei casi è dettata dalla convinzione di un effetto benefico sulla salute mentre per il 20,5% smossa solo dall’amore incondizionato per il genere animale. Insomma, una tendenza più o meno etica di genitori e figli moderni che deve necessariamente essere opportunamente bilanciata per evitare il rischio di pericolose carenze.