(ANSA) – ROMA, 02 NOV – Le persone che sviluppano Covid-19
infettano circa la metà dei loro familiari, con gli adulti che
hanno una probabilità solo di poco maggiore rispetto ai bambini
di diffondere il virus. Lo evidenzia uno studio dei Centers of
Disease Control and Prevention (CDC) americani.
La ricerca ha preso in esame casi di pazienti cosiddetti “indice”, pazienti iniziali, con infezione da coronavirus
confermata in laboratorio a Nashville, nel Tennessee e
Marshfield, nel Wisconsin, a partire da aprile 2020.Sia loro che
i familiari sono stati addestrati a distanza per completare
diari dei sintomi e fornire ai ricercatori esiti di tamponi
nasali e campioni di saliva, per 14 giorni. La totalità dei 191
contatti familiari dei 101 pazienti presi in esame ha riferito
di non avere sintomi il giorno della comparsa della malattia del
loro caro. Nel corso dei giorni, però, la situazione è mutata e
102 di loro hanno contratto il Sars-Cov-2.Complessivamente, il
tasso di queste infezioni cosiddette secondarie era del 53%, e
oscillava tra il 57% degli over 18 e il 43% degli under 18. Solo
meno della metà dei casi, però, chi è stato infettato da un
familiare ha riportato sintomi relativi al coronavirus In
termini di caratteristiche della famiglia, il 69% dei pazienti
da cui ha avuto inizio l’infezione ha riferito di aver trascorso
quattro o più ore nella stessa stanza con uno o più familiari il
giorno prima e il 40% il giorno dopo l’insorgenza della
malattia. Il 40% ha riferito di aver dormito nella stessa stanza
con uno o più familiari prima dell’inizio della malattia e il
30% dopo l’esordio. Interpretando i risultati, gli autori
dell’articolo scrivono che “in questo studio prospettico in
corso che include un follow-up sistematico e quotidiano, la
trasmissione di Sars-CoV-2 tra i membri della famiglia risultava
comune e i tassi di infezione secondaria più alti di quanto
precedentemente riportato”. Gli autori rilevano anche che altri
Paesi hanno riportato tassi di contagio in famiglia diversi.
(ANSA).
Fonte Ansa.it