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Colonoscopia con l’occhio dell’IA

L’Intelligenza Artificiale è l’arma per sconfiggere il cancro al colon retto? Sicuramente per evitare diagnosi sbagliate e intervenire precocemente. Non ha dubbi Alessandro Repici, responsabile dell’Unità operativa di endoscopia digestiva dell’Humanitas Reasearch Hospital di Milano. L’ospedale è il primo in Europa ad aver adottato l’IA nei programmi di screening del cancro colon-rettale. E il professore ha sperimentato in prima persona l’efficacia diagnostica di «Cadeye», un sistema sviluppato da Fujifilm in grado di identificare e analizzare le lesioni del colon in tempo reale durante l’esame diagnostico, offrendo allo specialista un occhio elettronico ultraintelligente a cui nulla passa inosservato.

Pazienti giovani. «È confermato che il tumore del colon è una delle prime cause di morte per neoplasia al mondo – terzo per incidenza, dopo polmoni e seno -. E si registra un incremento dei casi in pazienti giovani, nella fascia tra i 40 e i 45 anni», spiega Repici. Per questo sono stati rafforzati i programmi di screening e sono state adottate tecnologie diagnostiche innovative, con strumenti enodscopici che ingrandiscono le immagini ad alta definizione e in tempo reale, permettendo all’occhio del medico di arrivare dove era impossibile.

I precursori. La colonscopia è l’esame fondamentale per la prevenzione del cancro del colon, perché identifica i polipi che sono i precursori del tumore. «La peculiarità del tumore al colon di originare da un “precursore” consente di sviluppare programmi di screening efficaci che, con la colonscopia, identificano i polipi precocemente e ne consentono l’asportazione, bloccando la progressione verso il tumore». La colonscopia è «un esame altamente tecnologico, in grado di anticipare la diagnosi istologica delle alterazioni della mucosa del colon. L’IA aiuta ad identificare con precisione, e praticamente senza margini di errori, le alterazioni del colon di tipo polipoide e anche quelle molto piccole o di forma anomala che potrebbero sfuggire all’occhio umano. “Cadeye” non solo identifica le alterazioni ma fa un’analisi virtuale del tessuto patologico». La combinazione dei due aspetti ha ricadute pratiche e cliniche, evitando diagnosi istologiche inappropriate. Anche nella diagnostica non-invasiva ci sono molte novità, «come lo studio del Dna fecale per identificare i pazienti portatori di polipi o tumori, oltre a test in fase di sperimentazione che identificheranno i pazienti a rischio attraverso un prelievo di sangue». Ma ad oggi la colonscopia è l’esame più efficace.

Sguardo virtuale. «“Cadeye” analizza in modo rapido e dettagliato i pixel che compongono l’imaging endoscopico, evidenziando con un marcatore visivo le aree anomale che il medico dovrà analizzare per decidere se considerare patologiche o no». La decisione finale, quindi, spetta sempre al medico. «L’IA è un ausilio di straordinaria importanza che però non altera i percorsi clinici e decisionali tradizionali. Grazie alla tecnologia stiamo rendendo il nostro lavoro diagnostico molto più efficace e anche più rapido, senza modificare l’approccio diretto con il paziente – conclude il professore -. Paradossalmente, utilizzare di più queste tecnologie ci dà più tempo da dedicare ai paziente».

Niente medici-robot, quindi: «Non bisogna avere questa paura. Utilizzare l’Intelligenza Artificiale significa e significherà crescere nella capacità diagnostica, mantenendo il volto umano della medicina a cui tutti teniamo moltissimo».

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Fonte www.lastampa.it

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