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Come riciclare il cartone: la “differenziata” del Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria

In mancanza di gesso, al Pronto soccorso dell’ospedale si arrangiano con il cartone: non siamo nel Burkina Faso, ma a Reggio Calabria. E’ sempre più necessaria una gestione unitaria della sanità, non se ne può più dei feudi locali

Che la gestione regionale della sanità produca in Italia differenze qualitative incredibili, legate alla gestione personale dei tanti despoti locali, in gran parte lottizzati e spesso incompetenti, non è una novità.  Ma il Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria si distingue per il geniale riciclo del cartone, ed effettua una “differenziata” che probabilmente non ha pari in Europa. Scherzi a parte, al Pronto soccorso, per motivi incomprensibili, durante la notte non sempre si trova il gesso per curare le fratture dei pazienti. Un problema che esiste già da un po’ di tempo nel pronto soccorso della struttura e il personale, per risolverlo, ha trovato una soluzione di fortuna: usare al posto del gesso pezzi di cartone. A riportare la notizia è il Corriere della Calabria, che spiega come il cartone venga utilizzato per fratture, lussazioni o distorsioni non urgenti e soprattutto di notte. Dopo le 20, infatti, il reparto di Ortopedia è chiuso e i medici del pronto soccorso devono arrangiarsi come possono. Forse, è impensabile che una scorta di gesso possa essere spostata dal reparto Ortopedia al Pronto soccorso, forse non si trova chi lo faccia materialmente, chissà.

Il reparto, attivo 12 ore al giorno è stato inaugurato meno di due anni fa, con grandi celebrazioni. Perché, allora, nella struttura ci si è ridotti a utilizzare il cartone al posto del gesso? Un medico, che vuole rimanere anonimo, sostiene che gli infermieri del Pronto soccorso non sono in grado di immobilizzare le fratture perché nessuno glielo ha mai insegnato. Fantastico. Ma c’è anche un’altra versione, che ha a che fare con questioni economiche: “Il Pronto soccorso non procede con l’approvvigionamento del materiale perché la farmacia dell’ospedale impone precisi limiti di spesa, in ossequio alle direttive del direttore generale Frank Benedetto e alla necessità di raggiungere il pareggio di bilancio”.

Secondo Gianluigi Scaffidi, segretario aziendale del sindacato Anaao-Assomed, “nemmeno in un ospedale del terzo mondo gestito dai medici di Emergency si vedono queste cose. Non capisco come il primario del Pronto soccorso possa consentire questi obbrobri e restare al suo posto”.

“I medici di Ortopedia, da parte loro – scrive ancora il sito – sono al limite della sopportazione. Sono loro, alla riapertura del reparto, a dovere rimediare alle soluzioni adottate dal Pronto soccorso. Disservizi che si sommano a tutti gli altri. Quella di Ortopedia, così come molte altre unità dell’ospedale, è diventata il principale punto di riferimento della provincia, a causa dello smantellamento del reparto di Melito Porto Salvo, dell’operatività a singhiozzo di quello di Locri e dell’esiguità dei posti letto disponibili a Polistena”.

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