(ANSA) – TRIESTE, 10 DIC – I risultati di uno studio sulla
perdita di olfatto e gusto come sintomi del Coronavirus,
condotto dalla Clinica Neurologica dell’Ospedale di Udine e
pubblicato sulla rivista Neurology Clinical Practice, sono stati
posti all’attenzione della comunità scientifica internazionale
dalla American Academy of Neurology, una tra le maggiori
associazioni di neurologi e neuroscienziati del mondo. Lo ha
annunciato oggi l’Azienda sanitaria universitaria Friuli
Centrale attraverso una nota.
“Nell’indagine condotta dall’équipe diretta dal professor
Gian Luigi Gigli durante la prima ondata della pandemia – vi si
legge -, viene dimostrata l’importanza del monitoraggio
dell’olfatto e del gusto per l’individuazione dei pazienti con
infezione da Covid-19 al suo esordio”. L’Asufc ha riferito anche
che Francesco Bax, specializzando della Scuola diretta dal prof.
Gigli e primo autore della ricerca, intervistato dall’ufficio
stampa dell’American Academy of Neurology, ha invitato i clinici
a “considerare la perdita di olfatto e di gusto come un
indicatore precoce di infezione, da monitorare attentamente
mantenendo il paziente isolato in quarantena fino a definitiva
diagnosi”.
Secondo lo studio, quasi i due terzi dei pazienti ricoverati
in marzo per Covid-19 nell’unità non intensiva Covid
dell’Ospedale Universitario Santa Maria della Misericordia di
Udine riferivano di aver perso olfatto e gusto e per il 20% di
essi il deficit olfattivo e gustativo era stato il sintomo di
esordio della malattia, prima ancora che si manifestassero altri
segni, come congestione nasale o difficoltà di respirazione.
Improbabile dunque, secondo Bax, “che possa essere l’ostruzione
delle prime vie aeree a causare questi sintomi”.
Lo studio ha riguardato 93 pazienti (età media 63 anni),
ricoverati in reparti non intensivi del Santa Maria nel marzo
2020: il 63 % aveva riferito perdita di olfatto e di gusto e per
il 20 % i disturbi olfattivi e gustativi avevano preceduto la
restante sintomatologia, perdurando in media per circa 30
giorni. Riferendosi ai problemi neurologici causati dalla
pandemia, Bax ha indicato che “la maggior parte dei pazienti
giunge all’attenzione medica per problematiche respiratorie, ma
l’elevata prevalenza di sintomi olfattivi ci suggerisce che c’è
molto di più in gioco di quanto i polmoni possano dirci”. Sul
tema il prof. Gian Luigi Gigli ha evidenziato che “numerosi
altri articoli sono stati già pubblicati su riviste
internazionali, con importanti osservazioni su casi di ictus e
poliradicolonevriti acute quali complicanze dell’infezione da
Covid”. (ANSA).
Fonte Ansa.it