(ANSA) – PISA, 17 GEN – L’assunzione a dosi comuni di
desametasone, un farmaco cortisonico molto diffuso, può ridurre
l’entrata dell’ormone tiroideo nel sistema nervoso centrale e
quindi anche nel tessuto cerebrale fetale, con conseguenze
dannose sulla salute del nascituro. Lo rileva uno studio
condotto dall’Azienda ospedaliero universitaria Pisana (Aoup).
Lo studio, spiega una nota, è stato pubblicato sul Journal of
endocrinological investigation dalla dottoressa Caterina Di
Cosmo, del gruppo di ricerca coordinato dal professore Massimo
Tonacchera dell’Unità operativa di Endocrinologia 1, nell’ambito
di una serie di progetti sull’effetto di farmaci e contaminanti
ambientali sulla salute dell’uomo e, nello specifico, sulle
ghiandole endocrine.
In particolare, il desametasone ha mostrato in vitro la
capacità di ridurre in modo significativo la captazione
dell’ormone tiroideo all’interno di cellule che esprimono un
trasportatore di membrana denominato Mct8. L’importanza clinica
del Mct8 è sottolineata dall’associazione dei suoi difetti
genetici con la sindrome di Allan-Herndon-Dudley, caratterizzata
da grave ritardo psicomotorio. “E’ stato osservato – spiega Di
Cosmo – che il desametasone può ridurre l’entrata dell’ormone
tiroideo nel sistema nervoso centrale mediato dal Mct8, mentre
la stessa cosa non si verifica con altri cortisonici come
idrocortisone, prednisone, prednisolone”. Per Tonacchera “questo
effetto può avere maggiori implicazioni in gravidanza, dove una
corretta azione dell’ormone tiroideo è invece indispensabile per
il normale sviluppo cerebrale del feto”. Di Cosmo aggiunge che “la grande novità introdotta dal nostro studio è che parte di
questi effetti dannosi potrebbero essere causati o potenziati da
una riduzione dell’ingresso e quindi dell’azione benefica
dell’ormone tiroideo nel tessuto cerebrale fetale. Ecco perché
suggeriamo di fare attenzione all’uso di questo farmaco
soprattutto durante alcune fasi delicate della vita come la
gravidanza”. (ANSA).
Fonte Ansa.it