L’età non è un criterio con cui si può decidere se far accedere o meno un malato di Covid-19 alle cure in terapia intensiva, ma deve essere considerata nel contesto di una valutazione clinica globale del paziente. Lo precisa il documento ‘Decisioni per le cure intensive in caso di sproporzione tra necessità assistenziali e risorse disponibili in corso di pandemia di Covid-19’ della Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (Siaarti) e Società Italiana di Medicina Legale e delle Assicurazioni (Simla), pubblicato sul sito dell’Istituto superiore di sanità.
La valutazione del caso, si spiega, “dovrà procedere basandosi sulla valutazione globale di ogni singola persona malata valutando come parametri il numero e tipo di altre patologie presenti, lo stato funzionale pregresso e fragilità rilevanti rispetto alla risposta alle cure, la gravità del quadro clinico attuale, il presumibile impatto dei trattamenti intensivi, anche in considerazione dell’età del paziente, e infine la volontà della persona malata riguardo alle cure intensive, che dovrebbe essere indagata prima possibile nella fase iniziale del triage”. Dai criteri di triage sono esclusi l’ordine di arrivo e il sorteggio in quanto non eticamente sostenibili. L’età va “considerata nel contesto della valutazione globale della persona malata” e non sulla base di soglie predefinite. Solo a parità di altre condizioni, conclude il documento, “il dato anagrafico può avere un ruolo nella valutazione globale della persona malata, in quanto con l’aumentare dell’età si riducono le probabilità di risposta alle cure intensive”.
Fonte Ansa.it