“Non ha più avuto riscontri” il Piano nazionale tamponi che l’esperto di malattie infettive Andrea Crisanti, dell’Università di Padova, aveva proposto al governo nell’agosto scorso e che “si proponeva di dotare l’Italia di una rete di laboratori fissi e mobili per incrementare a 400.000 la capacità di effettuare tamponi ed eliminare differenze regionali con l’obiettivo di consolidare i risultati del lockdown e mantenere i contagi a un livello basso che non interferisse con la qualità della vita e le attività produttive”. Lo scrive lo stesso Crisanti su Lettera150, la rivista del relativo think tank cui aderiscono circa 250 accademici di diverse discipline, tra i quali lo stesso Crisanti.
E’ urgente in Italia creare un sistema di sorveglianza attiva dei casi di Covid-19 per non danneggiare l’economia, rileva Crisanti in un documento pubblicato da Lettera 150. Con le misure restrittive dell’ultimo Dpcm, scrive, “si persiste nell’errore di non chiedersi come, ridotto il contagio con misure progressivamente restrittive, si faccia a mantenerlo a livelli bassi”. Inoltre “la mancata risposta a questa domanda ci condannerà a una altalena di misure restrittive e ripresa di normalità che avrà effetti disastrosi sull’economia, l’educazione e la vita di relazione”.
“Convivere col virus significa portarlo al livelli trasmissione bassa in modo da mantenere una qualità di vita decente e portare avanti l’economia. Si fa solo interrompendo le catene di trasmissioni, ma con 10-12.000 casi al giorno nessun sistema è in grado di farlo”, ha detto Crisanti, sottolineando che “se la App Immuni funzionasse a perfezione e venisse scaricata dal 90% degli italiani, oggi con 10-12.000 casi dovrebbe mandare 150.000-200.000 messaggi al giorno e non c’è sistema che è in grado di gestire questo”. Con la capacità che abbiamo” tra 1.500 e 2.000 casi al giorno già non siamo più in grado di fare il tracciamento. Saltata la soglia non funziona più niente. La Lombardia ha avuto l’onestà di dirlo”.
Fonte Ansa.it