(ANSA) – ROMA, 11 GEN – La storia del Veneto “investito
dalla variante inglese del virus non è confermata, dubito che
possa essere quella la causa del disastro”. Lo dice in
un’intervista a ‘La Repubblica’ il microbiologo, professore a
Padova e consulente per la Regione Sardegna Andrea Crisanti.
“Ho visto il documento dell’Istituto zooprofilattico, datato
24 dicembre – spiega – primo: la variante inglese non è stata
veramente trovata. Secondo: per dire che una variante genetica
del virus sta provocando un’incidenza così alta e quel numero di
malati devi dimostrare che è maggioritaria rispetto alle altre.
I casi studiati nel report sono pochi per fare questa
deduzione”. La variante inglese “si distingue per 24 mutazioni
del genoma rispetto al ceppo di Wuhan. L’Istituto
zooprofilattico ha sequenziato il genoma rilevato su 26 tamponi,
e in nessun caso ce n’è uno uguale al 100% a quello inglese.
Alcuni pezzetti corrispondono, ma non nella loro interezza.
Hanno trovato mutazioni simili, ma non uguali”. Due o tre casi
statisticamente “non spiegano dati epidemiologici così
drammatici. In Inghilterra la percentuale di contagiati dalla
variante è passata dal 10 all’80% nell’arco di un mese. Lì sì
che c’è quel problema. In Italia, al momento, no”.
Tra le cause della maggiore incidenza in Veneto della seconda
ondata “metto il fatto che hanno usato tamponi rapidi per
testare personale medico e delle Rsa. Tre volte su dieci danno
un falso negativo”. Fra le altre cause c’è “il fatto che il
Veneto è rimasto sempre zona gialla”. Rispetto a un’altra
regione rimasta in zona gialla come il Lazio dove “riescono
ancora a fare un livello accettabile di contact tracing e
utilizzano in modo più oculato i test molecolari”, il Veneto “ha
cifre che non tornano: in alcuni giorni registrano 160 morti
eppure ci sono ‘solo’ 350-370 pazienti in terapia intensiva. In
proporzione ai decessi, dovrebbero essere molti di più. C’è da
chiedersi dove muoiano queste persone”. Comunque Crisanti
sottolinea di non essere influenzato nelle sue valutazioni da
eventuali tensioni personali con Zaia: “Parlo da scienziato. Una
settimana fa gli ho scritto per dirgli che sono disponibile a
dare una mano”. (ANSA).
Fonte Ansa.it