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Covid: da lockdown ragazzi ‘vampiri’, tutta la notte sul web

(ANSA) – VENEZIA, 27 SET – In un istituto superiore di
Conegliano (Treviso) più di un ragazzo su tre – il 35,7% –
chatta, naviga sui social, guarda on line video o serie tv dopo
la mezzanotte “per noia, solitudine, tristezza ma anche per
semplice mancanza di stanchezza”, spesso senza che la famiglia
lo sappia e con conseguenze che potrebbero poi pesare sullo
sviluppo psico-fisico.
    L’indagine, condotta da Maria Serena tra i 367 studenti della
scuola, ha ispirato la Fondazione Ars Medica, “braccio”
culturale dell’Ordine dei Medici di Venezia, per un convegno sul
fenomeno dei “ragazzi vampiri” attaccati al web, un fenomeno non
nuovo ma che l’isolamento dovuto al lockdown e alla Dad sta
facendo emergere in modo preoccupante.
    “Ce ne accorgiamo – ha detto Emanuela Malorgio, pediatra
esperta di disturbi del sonno – quando arrivano all’osservazione
degli operatori per gli effetti della deprivazione del sonno:
stanchezza, malessere generalizzato, calo del rendimento
scolastico, alterazioni dell’appetito, fino ad arrivare a
disturbi dell’umore, aggressività, abuso di droghe e di sostanze
eccitanti”.
    Un problema che per qualche adolescente comincia ad assumere
il profilo di una dipendenza, e che verosimilmente crescerà nei
prossimi anni. Sarà dunque necessario attrezzarsi sul territorio “con modalità di trattamento e spazi adeguati, vista anche l’età
dei soggetti coinvolti”, come hanno sottolineato gli specialisti
dei Servizi Dipendenze dell’Ulss 3 Serenissima e dell’Ulss 4
Veneto Orientale, Silvia Faggian e Diego Saccon.
    Tra le possibili risposte, richiamare le famiglie alla loro
responsabilità educativa, intervenire sui genitori dei più
piccoli educandoli a un uso responsabile dei device; importante
infine costruire una rete sul territorio tra famiglie,
operatori, medici e insegnanti per individuare precocemente i
segni della deprivazione di sonno e far emergere il problema. In
questa direzione va il progetto “Piazza della Salute” dell’Enpam
per studiare il fenomeno sui territori, allargando il
questionario a più scuole possibili, per organizzare iniziative
di sensibilizzazione e formare operatori esperti sul tema.
    (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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