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Covid: ‘Deltacron’ si sgonfia, forse errore di laboratorio

(ANSA) – ROMA, 10 GEN – La cosiddetta ‘variante Deltacron’,
la versione del virus SARS-CoV-2 frutto di un’ibridazione della
variante Omicron con quella Delta che è balzata agli onori delle
cronache negli ultimi giorni, potrebbe essere in realtà il
frutto di un semplice artefatto, un errore di analisi di
laboratorio. È questo il sospetto che con sempre con più
insistenza circola nella comunità scientifica.
    “È pressoché certo che una variante ibrida tra Delta e
Omicron si possa generare perché fenomeni di ricombinazione sono
ben note e sono già state osservate, per esempio, tra la
variante Alfa e quella Delta. Nel caso specifico, però, le 24
sequenze depositate dai ricercatori ciprioti sono state state
analizzate abbastanza nel dettaglio da diversi gruppi di ricerca
che concordano con il fatto che con ogni probabilità si tratta
di un artefatto”, spiega all’ANSA Marco Gerdol, ricercatore
all’Università di Trieste.
    Nella notte Leonidos Kostrikis, a capo del laboratorio di
Biotecnologia e Virologia molecolare dell’università di Cipro,
in un’intervista a Bloomberg ha ribadito la correttezza dei loro
dati, sostenendo che l’errore è improbabile dal momento che i
genomi sono stati analizzati in diverse procedure e in più di un
paese; inoltre è stata riscontrata almeno una sequenza
provenienti da Israele con le caratteristiche di ‘Deltacron’.
    Le obiezioni cipriote però non convincono i ricercatori: “Se
andassimo ad analizzare tutti i genomi potremmo trovare migliaia
di casi apparentemente ibridi. Alcuni studi fatti in passato
hanno però rilevato che solo il 30% delle sequenze che sembrano
ibride lo sono realmente. Il più delle volte si tratta di
semplici errori di sequenziamento, che non sono rari nel momento
in cui diverse decine di campioni vengono analizzate in
parallelo. Inoltre, sappiamo da tempo che alcune regioni
genomiche sono più sensibili a questi tipi di contaminazioni e
sono proprio quelle interessate da queste 24 sequenze”, aggiunge
il ricercatore. “Al momento, quindi, non c’è preoccupazione.
    Inoltre, qualora si verificasse una ricombinazione tra Delta e
Omicron, non c’è nessun motivo di ritenere a priori che la nuova
ipotetica variante debba prendere il ‘peggio’ delle due, cioè la
maggiore virulenza di Delta e la più alta trasmissibilità di
Omicron”, conclude Gerdol. (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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