(ANSA) – ROMA, 12 GEN – Più della metà dei pazienti con percezione alterata del gusto a lungo termine auto-riferita in seguito a Covid-19 ha effettivamente una normale funzione gustativa se valutata con test psicofisici convalidati. Lo rileva un’indagine internazionale guidata dall’Universita’ di Trieste e che coinvolge anche l’Ateneo di Bari, in particolare dal dottor Paolo Boscolo-Rizzo, e pubblicata su JAMA Otolaryngology-Head & Neck Surgery.
La ricerca ha esaminato se i test psicofisici confermassero un’alterazione del gusto auto-riportata tra i pazienti tre o più mesi dopo l’infezione da Covid. L’analisi ha incluso 105 adulti italiani con valutazione psicofisica eseguita una media di 226 giorni dopo l’esordio della malattia.
I ricercatori hanno scoperto che il 98,1% dei partecipanti aveva avuto Covid-19 lievemente sintomatico senza evidenze di polmonite. Quasi tutti i pazienti (94,3%) avevano auto-riferito un danno olfattivo associato. Il punteggio attribuito sulla base di un test specifico ha evidenziato però che la prevalenza dell’ipogeusia, cioè la perdita del gusto, era del 41,9% e scendeva al 28,6% quando si adeguava all’età. Solo 3 su 105 pazienti (2,9%) presentavano inoltre ipogeusia ed erano normosmici, cioè con olfatto normale, alla valutazione psicofisica.
“Lo studio – concludono gli autori – fa emergere una sovrastima della compromissione del gusto auto-riferita e supporta l’uso di test psicofisici convalidati per stimare il carico della disfunzione sensoriale nelle persone con Covid-19 a lungo termine. Mentre l’allenamento olfattivo può aiutare un gruppo di pazienti, potrebbero essere necessarie strategie aggiuntive per quelli con compromissione gustativa”. (ANSA).
Fonte Ansa.it