(ANSA) – PAVIA, 07 LUG – Un gruppo di clinici e ricercatori
di undici strutture ospedaliere italiane, con capofila la
Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia, ha condotto
uno studio sui pazienti affetti da Covid-19, non critici, con lo
scopo di verificare “la relazione tra l’apporto nutrizionale e
l’outcome clinico, prendendo in considerazione anche fattori
diversi, come, ad esempio, l’obesità e la presenza di altre
comorbidità”. Il lavoro, che rappresenta il primo e unico, al
momento, studio multicentrico di questo genere nei pazienti
Covid nella letteratura scientifica internazionale, è stato
pubblicato sulla rivista “Clinical Nutrition” e ha permesso di
arrivare alla conclusione che “un inadeguato apporto
nutrizionale a ridosso del ricovero ospedaliero è associato a
risultati clinici negativi”.
La ricerca è stata condotta tra aprile e luglio del 2020 e ha
coinvolto 1.391 pazienti affetti da Covid-19 ricoverati negli
undici ospedali. I ricercatori hanno osservato che i malati “in
cui veniva riscontrata la riduzione dell’alimentazione, avevano
un maggior rischio di dover essere trasferiti in terapia
intensiva e di morire durante l’ospedalizzazione”.
I risultati hanno, inoltre, dimostrato che “nel caso di
soggetti obesi sia stata fondamentale la presenza di altre
comorbidità nel determinare il peggioramento delle condizioni
cliniche e della prognosi. L’obesità non complicata è risultata,
invece, in linea con diversi altri dati della letteratura, come
un fattore protettivo, il che rende plausibile ipotizzare che
proprio la presenza di comorbidità potrebbe essere il fattore
chiave, che può determinare il ruolo protettivo o dannoso di un
indice di massa corporea elevato, probabilmente non solo nel
Covid-19”. (ANSA).
Fonte Ansa.it