(ANSA) – PAVIA, 09 APR – “Un inadeguato apporto nutrizionale
durante il ricovero in terapia intensiva è associato a un
maggiore tasso di mortalità per i pazienti affetti da Covid-19”:
è la conclusione dello studio, pubblicato su “Clinical
Nutrition”, condotto da un gruppo di clinici e ricercatori della
Fondazione Policlinico San Matteo di Pavia e della Fondazione
Ca’ Granda Ospedale Maggiore di Milano sui pazienti affetti da
Covid-19, ricoverati in terapia intensiva.
Lo studio è stato condotto nel corso della prima ondata del
2020 ed ha coinvolto 222 pazienti ricoverati nelle terapie
intensive dei due Policlinici. I ricercatori hanno osservato che “chi ha potuto ricevere entro i primi quattro giorni di ricovero
un supporto nutrizionale, principalmente per via enterale,
adeguato ai fabbisogni calorici stimati, ha evidenziato una
minore mortalità”. I risultati hanno, inoltre, confermato che “l’obesità moderata è associata a un più alto rischio di
mortalità, mentre quella grave sembra comportare anche un
significativo ritardo nello svezzamento dalla ventilazione
artificiale invasiva”.
Per Riccardo Caccialanza, direttore dell’Unità di Nutrizione
Clinica del San Matteo di Pavia, “garantire un adeguato supporto
nutrizionale ai pazienti in terapia intensiva è, ancor oggi,
spesso problematico a causa della severità delle condizioni
cliniche e metaboliche dei pazienti ricoverati, a maggior
ragione in una patologia complessa come il Covid-19. (ANSA).
Fonte Ansa.it